“La historia de Vincenzo ya està en sus manos”

“La storia di Vincenzo è già tra le tue mani”….

inizia così la prefazione del nuovo libro di Alessandra Turco, firmata da una donna di grande carisma e sensibilità, Luisa Kuliok, attrice argentina tra le più note che ha cavalcato anche  l’audience televisiva italiana da protagonista di storie di vita della sua Terra.
E quando sostiene che la storia di Vincenzo, il giovane calabrese protagonista del romanzo, è già tra le nostre mani, ha ragione perché il suo percorso, anche nei suoi aspetti più impensabili, riguarda ognuno di noi, potrebbe riguardare ognuno di noi.

Ma partiamo dalla conoscenza di Alessandra Turco, nata a Crotone, appassionata di cinema e reportage che si occupa di televisione e di spettacolo. Ci siamo incontrate per un brevissimo lasso di tempo grazie ad un’occasione lavorativa e nonostante, come ripeto, il tempo della conoscenza sia stato molto limitato, ho sempre percepito in lei, di più. Sentivo che qualcosa scalpitava oltre il profilo strettamente professionale che in quel  momento ci affiancava. E come spesso dico, ridendo di me stessa, in quei casi esce il ‘mastino camuffato da chiwawa (e non so quale razza canina delle due sia la migliore)” che è in me e non si doma (come si dice parlando forbito) fino a che non approfondisco questo mia prima sensazione. E’ stato così che ho potuto leggere un suo breve racconto, che ho scoperto in lei capacità attoriali eccezionali e non mi stupirei di trovarla su qualche palco, prima o poi, una figura d’impatto che vuole la scena, nonostante i suoi ruoli siano un passo dietro il fronte. Quando mi giunge notizia della pubblicazione del suo ultimo romanzo “Quella grande casa bianca” per la AlterEgo Edizioni, sguinzaglio questa volta la gallinainfuga, per tornare sulle tracce di Alessandra, interessata a leggere il libro, complimentarmi con lei e..naturalmente portarmi a casa lo scalpo che per una giornalista come me, è : L’Intervista.

Inutile dire che l’ho letto tutto d’un fiato e questo è sorprendente perché in genere maturo i libri in un tempo molto più esteso, ne leggo più di uno alla volta,…perciò essere stata travolta dalla storia di Vincenzo ed averla portata con me nel corso del mio ultimo viaggio, come unica lettura, è indicativo. La scrittura di Alessandra mi è sempre piaciuta, è secca, pulita, maschile e in questo caso lo è a maggior ragione scrivendo come se lo stesso Vincenzo raccontasse la sua storia. Inoltre ha la rara capacità di incuriosire già dalle prime pagine, non so se perché utilizza uno stratagemma temporale nel racconto o perché è capace di regalare al lettore subito parte dell’anima del romanzo, per poi toglierla e tornarci attraverso una ragnatela di attimi. Direi che percepisco la sua scrittura, come la marea, si alza, si abbassa, ti trascina, ti risucchia, ti risputa,..ma va sempre avanti.

La storia di Vincenzo inizia dove è nato, a Crotone, ma sinceramente potrebbe essere nato in qualsiasi altra città, se non fosse per alcuni colori, anche umani, prettamente della gente del sud. L’epoca scelta, una delle più drammatiche italiane, quella degli anni di piombo, i ’70, che anch’io ricordo bene, la vicenda inizia con un dramma personale che stravolge la vita adulta del protagonista, per poi infilarsi in trame sociali e politiche dell’epoca, in un ramando continuo al passato. Un affresco vero e proprio. Ma a questo punto, spazio alla stessa Alessandra che ha risposto a tutte le mie domande

Questo è il tuo terzo romanzo, ma credo sia il più importante. Sbaglio?  ” Si questo é il terzo romanzo, forse chissá  il primo dei piú importanti”

C’è qualche aspetto che li lega? Oltre al tuo stile di scrittura?  “Sono lavori diversi. Non ci sono cose in comune con gli altri due, come i precedenti non é autobiografico, a differenza degli altri due in questo scrivo al maschile”

Cosa ti ha ispirato la storia raccontata… “ Quella grande casa bianca”?  “La storia é nata per caso e mi ha ispirata il desiderio di voler parlare della mia terra. Avevo voglia di raccontare della mia Crotone”

Trovo che la tua scrittura sia tutta un divenire mentre racconta, che conceda poco agli svolazzi, che sia molto arguta e, anche nei passaggi più impegnativi, sa indurre al sorriso. E cosa di non poco conto, i tuoi finali non sono mai scontati. Ti riconosceresti come persona, in queste caratteristiche?  “I libri che scriviamo, come ogni cosa che una persona crea sono pezzi di noi. Il mio stile veloce, asciutto, la mia capacità di far sorridere. Il finale mai scontato sono parti della mia personalità.  Come i figli, quelli che non somigliano ai genitori ma ne hanno il DNA, i miei libri non sono autobiografici ma mi somigliano”

E’ mai cambiata la storia in corso di stesura? O è mai cambiato il valore dato inizialmente ad un personaggio?  “La storia non é cambiata, ma come tutte le cose é stata aggiustata, ripensata, riguardata, riletta. I personaggi sono sempre quelli che penso sin dall’inizio”

Le tue esperienze televisive quanto hanno inciso nel tuo ‘scrivere’? “Le esperienze televisive mi hanno arricchita sia sul piano umano che professionale, piú  si è ricchi piú si è generosi”

Il tuo libro gode di una prefazione e postfazione di due donne, grandi ognuna nel proprio ‘territorio’ e che seppur all’apparenza tanto diverse, mi sembra vivano con lo stesso pathos la vita. La prefazione dell’attrice argentina Luisa Kuliok, una vera regina nella sua terra e conosciuta in parecchi Paesi del mondo, donna sensibile e appassionata e la postfazione di Carmen La sorella, purosangue del giornalismo italiano, indimenticabile nei suoi reportage di guerra. Raccontaci questo risultato  “Con Luisa Kuliok ho voluto portare un po’ di Argentina nel mio libro e mi é piaciuta l’idea di questa prefazione quasi recitata che accompagna il lettore con la passionalità di una attrice sudamericana, con Carmen Lasorella ho arricchito il romanzo con una chiusura di taglio giornalistico, più analitica. In entrambi i casi però ho regalato a me stessa e al libro il privilegio di due donne straordinarie”

Lasciami dire che hai anche qualche altra strada che potresti percorrere, quella del teatro. Trovo che tu abbia, come si dice, le fisique du role, che esprime carattere e ancor più una capacità ironica eccezionale, accompagnata dalla capacità di tenere la scena. Perché non lasci il dietro le quinte e ti godi un po’ di proscenio? “E’ una domanda che mi fanno in molti, é un invito che mi é arrivato da alcuni é una scelta che non mi ha mai convinta. Magari ci penserò”

L’ultima domanda..non c’è, ti lascio un po’ di spazio libero  “In questa libera ti racconto che nonostante il periodo difficile del nostro Paese, nonostante questa crisi dei valori, sto vivendo un periodo meraviglioso, sto pensando al cambiamento e guardando avanti vedo solo luce e felicitá”

copertina libro Alessandra

alessandra turco 1