Era esattamente l’aprile del 2007 quando incontrai per la prima volta Andrea Soleri, “il poeta in biciletta” ed è tra le mie interviste, quella che più mi è rimasta addosso. Non so perchè, ma la sensazione è quella di una bella conoscenza, particolare l’artista al tempo,….Oggi tutti camminano, tutti pedalano, una decina di anni fa ancora era una novità imbattersi in questo caso con un artista un po’ postino delle sue creazioni.

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“…passeggiando in bicicletta accanto a te……”, un po’ scontato questo richiamo ad un bel successo di Cocciante, ma sicuramente idoneo per affrontare un mezzo di locomozione che si adatta ad ogni situazione, qui accompagnatore d’amore, là supporto pratico di missive poetiche, spesso addirittura lo strumento che stimola, attraverso il suo utilizzo, l’estro creativo. Per Andrea Soleri è sicuramente tutto ciò, volente o nolente, lui che si è sempre rifiutato di acquisire lo stato di ‘patentato’, lui che attraverso l’andamento lento della pedalata spesso coglie frammenti di ispirazione. Forse è la mia stessa anima un po’ nomade che mi trascina verso di lui, dopo aver letto casualmente alcune righe che presentavano questo artista dalla ‘bicicletta’ facile. “Diciamolo, sono un poeta disadattato, senza patente, senza cellulare, sono anche un pericolo pubblico in bici qualche volta..”

Ci incontriamo purtroppo in una giornata piovosissima, grigia, fredda. Abita a Bellaria a due passi dal mare…sposato con Mariangela, una donna dolcissima che nasconde dietro una voce sottile, un carattere fermo, forse è lei ad essere il vero punto fermo della famiglia, ma la domanda che mi sorge spontanea gliela farò concludendo, dopo aver conosciuto meglio il nostro Andrea. Quando si parla di artisti spesso ci si dimentica di persone così in un mondo attuale fatto di strilloni, di veline e velini, di critici e commentatori inconcludenti, di scaffali di librerie ricolmi dell’ultimo libro del comico di turno e del calciatore del cuore. Di biciclette ne ha avute un’infinità e tutte finite malamente, se non addirittura rubate…come quella volta che si era dimenticato di bloccarla con il lucchetto. Dimenticanze che fanno parte della vita quotidiana di Andrea Soleri, naif sotto alcuni aspetti, ma mai impreparato. E’ rasserenante per chi lo vive da fuori confrontarsi con lui perché è sorridente, attento alle piccole cose. Oso un paragone, un Einstein della scrittura, arte che peraltro ha da sempre nutrito e che forse ha sviluppato maggiormente, come spesso accade, dopo alcune vicissitudini familiari e un tracollo finanziario paterno. Incredibile ma vero, riesce a farmi bere in pieno pomeriggio del liquore alcolico, è segno evidente che sono stata assolutamente catturata da questo Peter Pan col pizzetto.

“La decisione di essere il postino di me stesso è nata prima per necessità, dato che non ho mai preso la patente, poi  perché desideravo recapitare i miei scritti a persone specifiche, amici, conoscenti, gente che in qualche maniera avrebbe capito, e ancora perché  andare in bicicletta mi ispira. La mattina esco, prendo la bici, annuso l’aria e vado dove mi porta l’istinto. A volte vado verso Cesenatico, a volte verso Riccione, altrimenti attraverso la campagna. L’ispirazione mi viene da ogni cosa, a me piace essere reale, non me la racconto più la vita, non mi nascondo più, quindi qualsiasi cosa può essere lo spunto per scrivere. Guarda – e mi mostra tutta una serie di taccuini vissutissimi sui quali appunta tutto – ecco questi me li porto sempre dietro e spesso mi fermo e scrivo.” Anche i luoghi che sceglie per metabolizzare gli imput sono a parer mio straordinari : “Mi fermo nelle osterie, nei bar di paese, ho bisogno di sentire la gente semplice accanto, ascoltarli, osservarli, ma anche parlare con loro, essere uno di loro”

Mi racconta tutto questo movendosi continuamente, quasi fosse a disagio nel raccontarsi, quasi a schivare questo interesse ormai ineluttabile. Credo che se si fosse dato malato, gli avrei portato una spremuta, ma l’intervista gliel’avrei fatta lo stesso perché artisti come Andrea Soleri possono essere una vera ricchezza per noi persone fagocitate dal caos quotidiano.Scoprire che può esserci una maniera alternativa di affrontare le giornate non può che ristabilire un certo equilibrio, “Equilibrio non è una parola che conosco, semmai un forte equilibrio instabile”. Praticamente è lui l’uomo di casa, data la sua ‘libera professione’: “Sì, mi ritrovo ad essere io quello che in teoria dovrebbe gestire le questioni anche pratiche della famiglia, ma non mi riesce proprio tanto bene, mi dimentico, però seguo mio figlio, controllo…Adesso poi, a casa, mi sto impratichendo nel suonare il tamburello – e me lo mostra suonandolo – perché nelle serate che faccio con il gruppo bisogna che io sia un elemento più musicale, oltre ad essere il fine dicitore..” Il gruppo a cui fa riferimento Andrea è il trio di recente composizione con cui si esibisce, composto anche da Alessandro Cicognani (colonna portante) che firma musica e testi e da Nicola Zamagna, il più giovane, al basso. Si chiamano Colonnello Kurtz Poetryo, dove il Colonnello Kurtz si estrapola dal film Apocalipse Now e da Cuore di Tenebra. “La nostra è musica di poesia, mutazione di parole in musica.Un impianto folk blues, armonie, canzoni innestate con suggestioni che non sempre suonano come t’aspetteresti”. C’è un aspetto esaltante di Andrea Soleri : “Non mi piace scrivere solo per me, io devo condividere tutte queste emozioni, questi pensieri. Non potrei mai essere poeta e basta, tenendomi nel cassetto ciò che scrivo, devo dividere con gli altri”. Si inserisce Mariangela in un botta e risposta:: “Certo, anche i nostri libri..Ha regalato tutto, ho fatto appena in tempo a salvare i miei”. E qui  torna spontanea la domanda, “Come si vive accanto ad un uomo come Andrea?”, pausa di riflessione, espressione rassegnata “Difficile, difficile,…è come correre dietro ad un palloncino gonfiato ad elio, sempre in volo, sempre nelle sue rotte però forse se non fosse così non mi sarei innamorata di lui” e lui scrive come ultima composizione in senso cronologico “Ma tu all’osteria del Sole”, poesia che mi regala, manoscritta e firmata, quindi me ne posso andare anche con uno ‘scalpo’ personale che chiuderò tra le pagine del mio diario…

“Lo vieni a vedere la prossima volta che si esibisce?”, mi chiede Mariangela con occhio tenerissimo. Assolutamente sì, come si usa dire oggi, non potrei perdere l’occasione di mettere insieme tutti i tasselli che possiedo su Andrea, artista al 100 per cento, ‘O lo Ami o lo Eviti’

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