Ci sono tre cose che l’uomo medio pensa di poter fare meglio di chiunque altro: accendere il fuoco della brace, gestire un albergo e dirigere una squadra di calcio.
(Anonimo)

Ho scritto questo libro nel giro di una sola estate…forse ero molto ‘ispirata’…. Ricordo che era sistematico, la mattina prestissimo uscivo in bicicletta, una  pedalata salutare sul lungomare mentre il sole sorgeva..Che bei momenti, una libertà impagabile e soprattutto la possibilità di pensare senza che nessuno continuamente richiedesse la mia attenzione o che sollecitasse qualche mia azioni…Silenzio..Poi un “pit stop” nel mio bar preferito per la colazione quindi subito a scrivere per almeno un’oretta. Poi la giornata poteva prendere la sua abituale piega. A seguire uno stralcio che spero possa appassionarvi

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Parte Prima: IL PERSONALE

 Solo tre anni prima se qualcuno le avesse azzardato un futuro da albergatrice, lo avrebbe preso per pazzo e si sarebbe sciolta in una bella risata. Come sempre i proverbi ‘hanno un perché’ e qualcuno ebbe a dire, profeticamente “Ride ben chi ride ultimo”. Infatti, quell’estate, Sagitta si ritrovò, suo malgrado, gestrice in piena regola. Un mestiere che sotto ogni aspetto la costringeva e la legava maledettamente, ma come dire di no ad un così ‘bel’ regalo di matrimonio? Certo avrebbe potuto decidere di avere un lavoro tutto suo anche dopo il fatidico ‘Sì’, per poter sfuggire a quelle grinfie estive, ma certamente una tale risoluzione, avrebbe ‘risolto’ e in ben altra maniera l’unione di fresca celebrazione. Assurdo poter pensare che un uomo come Giacomo, suo neo marito, possessivo e geloso sino alla paranoia, voglioso di dettare legge su chiunque gli capitasse a tiro, si assoggettasse ad avere una moglie in chissà quale ‘peccaminoso’ posto di lavoro, lontano dal suo sguardo indagatore e da ogni possibile controllo.     Neppure Sagitta, però, è giusto riconoscerlo, avrebbe scelto di stargli lontana durante l’estate e lasciarlo solo, ma soprattutto LIBERO, alle prese con tutto ciò che l’albergo estivo comporta, comprese turiste in cerca di affetto.

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E così, sotto questi contrastanti auspici, è iniziata la grande avventura che vide Sagitta costantemente divisa tra la voglia di scappare al mare, di assaporare l’estate e i suoi profumi, di abbronzarsi al sole, insomma di sentirsi libera e viva e il desiderio, anche se latente, di dimostrarsi all’altezza della nuova situazione, di essere una buona padrona di casa, di saper organizzare un lavoro così eterogeneo nei suoi aspetti e al tempo stesso di riuscire simpatica ai futuri clienti.

Il Cliente, un tema fondamentale al pari di quello dedicato al Personale, problemino non da poco per la giovane Sagitta che uscita dalla casa paterna non aveva neppure imparato ad usare la lavatrice, né a cucinare, ancor meno fare la spesa e, come si usa dire in questi tempi tecnologici, essere un product manager.

Ma iniziamo dal principio……..

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Già le prime ‘grandi pulizie’ di apertura misero Sagitta di fronte a rapporti per lei assolutamente nuovi e decisamente difficili: padrone-dipendente.   Creare un’atmosfera, come dire..giusta, è difficilissimo. Esistono mille sguardi, battute, sottintesi sottilissimi che solo attraverso tanta esperienza si riescono a decifrare e utilizzare. L’ingrato compito era quello di farsi intendere da ‘padrona’, rimanendo amica pur limitando chiaramente gli spazi confidenziali. Saper mettere il personale al suo posto, con intelligenza. Osservare senza farlo sentire osservato. Insomma, farti rispettare, con simpatia.   Gioco complesso e sotterraneo, decisamente troppo per Sagitta, idealista pura che faticava per natura a stabilire differenze tra le persone, credendo (davvero con estrema ingenuità) che ognuno operasse per il bene.

Si prospettava come la scalata all’Himalaya e un aspetto decisamente determinate in tutto questo minuetto era che il Personale, molto più smaliziato di Sagitta, aveva ben inteso con chi aveva a che fare.  Per sua fortuna non le sono mancate intelligenza, voglia di lavorare e la sicurezza di saper riuscire, di saper apprendere velocemente.    E su questi presupposti, alla metà circa di maggio, Sagitta, due ragazze del personale e la cuoca, nonché la suocera, armate di tutti gli arnesi necessari, aprirono le porte di quello che presto sarebbe diventato il suo regno estivo, fatto di felicità e amarezze, di difficoltà, liti, ma anche soddisfazioni. A impartire l’organizzazione dei lavori, naturalmente non poteva che essere la suocera, già avvezza al mestiere che praticava da un’infinità di anni, mentre Sagitta si aggregava alle altre , attenta ad apprendere il susseguirsi delle operazioni e la maniera di impartirle. Già da quelle pesantissime giornate la neo albergatrice cominciava a capire il fardello di responsabilità e fatiche che si era sobbarcata, sposandosi.

Ma ormai era fatta, cosciente di sapersi adattare, come sempre, a qualsiasi circostanza. Ce l’avrebbe fatta! Le prime avvisaglie però di quelli che sarebbero stati i problemi con il Personale, cominciò ad averli proprio tra un lavaggio di pavimento, una spolverata, un letto da rifare e un bagno da lavare. A parte Ester che faceva parte dello staff di Piera, la suocera, Lidia che avevano scelto per il servizio in sala grazie al suo modo cordiale di trattare con le persone, dava già segni di oziosità e Sagitta, occhio lungo e ‘psicologa’ in carriera, se ne accorse immediatamente. Sì, perché suo era anche un sesto senso molto sviluppato e questo le stava dicendo di stare all’erta nei riguardi di Lidia. Sembrava proprio aver voglia di fare nulla, in poche parole l’idea era quella di aver appena preso una fregatura, assumendola. Ma ad un certo punto, più per tranquillizzare se stessa che per altro, si disse: “Eppure la scorsa estate ha lavorato con mia suocera e lei ne è rimasta soddisfatta. Diamole un po’ di tempo prima di arrivare a conclusioni errate”. Alla luce di ciò, purtroppo, quei cinque o sei giorni di lavori forzati non sono stati sufficienti a farle cambiare idea. A questo punto le vicissitudini di Lidia interessano meno il racconto perché, terminati i lavori di apertura, sarà l’ultima a prendere servizio.

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L’attenzione ora cade su Domenica, una piccola sarda che Sagitta non conosceva, ma che, come Lidia, tempo addietro aveva lavorato per sua suocera. Era stata assunta come cameriera ai piani. La sera del suo arrivo, era circa il 10 di giugno, per rendere  tutto più piacevole, la giovane albergatrice le aveva eccezionalmente  preparato la camera che l’avrebbe ospitata. Se Domenica si fosse dimostrata più intelligente e furba (o solamente intelligente oppure furba) avrebbe capito dal benvenuto che la possibilità di avere un buon rapporto di lavoro e amicizia con lei, non sarebbe stata cosa impossibile. Ma se queste qualità vengono a mancare, come nel caso di Domenica, la situazione è irreversibilmente in salita.   C’è da dire a suo discapito che fino a che non sono arrivate le altre ‘compagne di viaggio’ si è comportata piuttosto bene, ad eccezione di una eccessiva confidenza che si è subito instaurata tra lei e la cuoca, la nostra signora Teresa.

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..e qui mi fermo perchè alla ‘nostra signora Teresa, la cuoca” ho dedicato un intero capitolo

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