“La sola consapevolezza che un buon libro ci sta aspettando alla fine di una lunga giornata rende quel giorno più felice.”
Kathleen Norris

Questo incontro è avvenuto nel 2011, e scoprire che l’arte di leggere a voce alta stava insinuandosi nelle nostre ‘mode’, ha immediatamente catturato la mia curiosità.Anche perchè in Italia si stava da poco analizzando il successo appunto come ‘readers’ di personaggi come Vittorio Sermonti, scomparso lo scorso novembre) che estasiava grandi platee con le sue letture della Divina Commedia. Perciò non appena scoprii che non distante da me c’era un ‘reader’….lagallinainfuga che è in me, curiosa come un gatto, l’ho contattato. E a seguire, il report del nostro incontro

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Alcune laconiche note mi portano a lui nel luglio dello scorso anno:

Mario Nocelli, 43 anni, consulente in organizzazione aziendale e formatore nel settore della comunicazione e relazione Risorse Umane.Via++++,  Cattolica-Rimini.  A partire dalle ore 21 presso la terrazza dell’Hotel++++, leggerà alcuni passi dell’autore Sàndor Màrai…….”

Solo tre righe ad invitare il pubblico a quello che in questi ultimi anni si è trasformato in evento trendy, il reading, ovvero la lettura di romanzi, saggi, poesie e quanto altro da parte di un fine dicitore rivolta ad un pubblico che pare crescere in maniera esponenziale. Solo tre righe per presentare al pubblico un ‘lettore’ che diventa una scoperta preziosa. “C’è sempre qualcosa di più – come afferma lui stesso parlando di libri – che però non è immediatamente visibile e questo è anche il bello dei libri, sapere che li hai letti, li hai messi lì, ma che non hanno finito di parlarti. Se hai voglia di riprenderli, di leggerli o di guardarli con un altro occhio ancora hanno sempre qualcosa da dirti”

Ci diamo appuntamento presso il suo studio a Riccione e a differenza delle aspettative, Mario Nocelli- Il Lettore, mi appare decisamente low profile, come si direbbe oggi, assolutamente pacato nell’abbigliamento, nei colori indossati, nei gesti, nel parlare e decisamente più giovane di quanto immaginassi.

Anche l’ambiente è decisamente minimale, tutto bianco, pochi oggetti oltre al necessario da ufficio,  mi guardo intorno, ma non trovo ciò che cerco, una macchia di colore, qualsiasi, un lampo che mi riconduca ad un uomo che penso sia un artista, a modo suo se non un attore ‘fra le righe’. Perché per poter leggere pubblicamente libri di ogni genere ci vuole una marcia in più ed è quella che ho cercato durante tutto il nostro colloquio. Alzando lo sguardo sopra la sua testa, ecco, finalmente, un appiglio, ci sono!, una fila di libri dalla copertina identica, su uno scaffale, un po’ in disordine. Che bello, sono tutti grandi classici

Questo è un minimo di arredo che mi sono portato dietro, a casa ho una biblioteca davvero robusta. Tra qui e Milano, sui 2.500 testi, purtroppo tutti letti, non libri d’arredo”

Nel corso degli anni la sua professione di consulente aziendale lo ho portato in ambiti privilegiati e molto selettivi come quello della moda    “Ho avuto il piacere di collaborare per parecchi anni con l’intero staff e l’azienda di Alberta Ferretti, Gianfranco Ferré, ovviamente in tempi diversi, con Valentino, con Roberta di Camerino, Alessandro dell’Acqua, con lo staff Borbonese. Tutte aziende che pur lavorando nello specifico mondo della moda, accessori e beni di lusso, avevano la necessità di organizzare una attività per altro prevalentemente artistica”

Chi è che l’ha affascinata di più?   “Forse Gianfranco Ferré e Roberta di Camerino. Sono due persone molto distanti come impatto, almeno per quanto ha riguardato me, ma sono quelle che mi hanno stregato un po’ di più. Una storia personale particolarmente importante. Io sono stato anche spettatore della loro vita professionale/privata e le loro sono state storie pesanti, hanno attraversato momenti in cui la moda stava nascendo, in cui ancora il mercato digeriva tutto ma in qualche modo già iniziava a selezionare, le prime critiche. Soprattutto Gianfranco Ferré che veniva dal mondo dell’architettura e le sue prime cose furono particolarmente innovative.  Le ha sofferte. Ma lo stesso mondo dell’arte porta con sé personaggi capaci di grandi sofferenze e che poi generano ispirazioni altrettanto grandi”

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Mentre ascolto con attenzione comincio a percepire tutto lo spessore del mio ospite che gode di una preparazione elevatissima, usa un linguaggio oltre che fluido, particolareggiato e arricchito da molte citazioni puntualizzate. Difficile sentirlo ripetere tre volte la stessa parola, sì…ecco, è pieno di parole che usa, a mio parere, anche per  disegnare confini , mantenendo tutta la riservatezza necessaria.

Ma, inutile dirlo, personalità così ricche, da qualche parte devono trovare sfogo e Mario seppur contenuto in tutto, usa spesso termini come ‘passione’ e ‘seduzione’ che sono per me, fari nella notte, quelli che mi guidano alla conoscenza. Intanto è uomo dalle tante ‘passioni’, appunto, la lettura, la musica e i viaggi

Quale dei suoi mondi ha influenzato gli altri?    “Fortunatamente non c’è stato un influenzamento nel senso che queste passioni esistevano da prima, le ho protette, presidiate e affiancate alla mia attività. Non sono mai riuscito, questo mi è stato in parte confermato da alcuni colleghi, a lavorare solo per la soddisfazione che il lavoro in se mi poteva dare. Ho sempre lavorato cercando di metterci quel minimo di elemento artistico di cui io dispongo prevalentemente legato alla musica e ai libri e alla lettura in generale. Due mondi a parte che hanno viaggiato parallelamente aiutandosi a vicenda ma la mia passione per la lettura e la musica esisteva già prima”

Qual è stata la prima?     “Direi la lettura. Alle elementari avevo  una maestra particolarmente attenta a raccontare ai suoi allievi quella che era la storia, la matematica, l’italiano,…”

Raccontarla, perciò, non insegnarla      “Raccontarla, sedurci, invitarci ad entrare in questi mondi con curiosità, interessi,  meno elementi didattici, meno formalità e più gioco. Ecco questa è la parte che è iniziata prima. La parte musicale è arrivata nell’età dell’adolescenza, attraverso mio fratello più grande di circa otto anni. Grazie a lui ascoltavo la musica da grandi così mentre i miei compagni ascoltavano ‘Furia il cavallo del west’  io ascoltavo Jerry Rafferty o Donna Summer. Ero entrato in un mondo più grande di me che ha iniziato a sedurmi con cose robuste”

Ma sa anche suonare?     “No, purtroppo. Mi piace la musica, sono onnivoro, non sono un purista del suono però amo selezionare colonne sonore specifiche (dimostra molta raffinatezza, n.d.r.). se per esempio ho amici a cena e si pasteggia con vino francese o cibi francesi, la musica non potrà essere da meno, non certo una musica qualsiasi alla radio. E questo tipo di ricerca minuziosa la trasporto anche nella preparazione delle letture in pubblico, sono atmosfere che possono iniziare in un modo e finire in un altro”

 Siamo già alla terza passione, i viaggi      “I viaggi che anche quelli si fondono, li faccio da viaggiatore che a volte ha la voglia di ritornare in luoghi descritti da alcuni romanzi per curiosare in quelle atmosfere, per capire se è vero che lì ci si sente in quel modo. Devo dire che la Francia mi ha riservato delle bellissime sorprese negli ultimi tre anni, ho fatto tutta la Provenza e la Camargue, poi tutta la Normandia quindi costa dell’oceano, Cornovaglia francese, Borgogna e la scorsa estate tutta l’ Alsazia e Lorena, tra l’altro in moto con una vecchia Bmw che mi accompagna da anni e quelle atmosfere devo dire le ho ritrovate in alcuni quadri, in alcuni racconti, addirittura in alcuni stilisti. Adesso mi sfugge il nome di questo stilista famosissimo che nasce in una delle cittadine.. posso recuperarlo sul computer,…ecco sono rimasto sorpreso dei telefilm che vedevo da bambino con il protagonista che era Arsenio Lupin e che viveva in questa cittadina di Etretat dove c’è il famoso elefante di roccia e in realtà essendo un personaggio di fantasia non ha mai vissuto lì, però c’era il pellegrinaggio delle persone che andavano a vedere la casa in cui lui avrebbe dovuto essere vissuto con addirittura quadri che sarebbero stati rubati e posizionati lì all’interno, nella storia di questo personaggio. E’ stranissimo entrare in certe atmosfere e riuscire a coglierle, lette appunto in libri o altro”

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Qual è il suo segreto per essere un reader, un lettore, tanto richiesto   “Non so come ci riesco – risponde dopo una pausa abbastanza corposa – nel senso che fa tutto la passione, non ho un metodo. L’unico metodo che ho se metodo si può chiamare è la meticolosità che ci metto nel leggere il romanzo, il saggio, o altro. Cerco di non togliere nulla all’autore, ma di mettere nella condizione di chi ascolta, di capire di cosa parla il romanzo, di interessarsi all’argomento, ma di non dargli tutto. Quindi di fare lievi passaggi, cose che lo incuriosiscono ma che potrà sapere solo se va a leggerselo lui. L’idea è quella di terminare il racconto e lasciare nell’uditore il desiderio di andare a comprare il libro e leggerselo. Senza fargli mancare un nesso logico e una trama che comprenda ovviamente tutto il romanzo. Ci Sono romanzi difficili con i quali mi sono confrontato, sono delle chicche straordinarie non conosciute dal grande pubblico per ragioni anche editoriali e mi riferisco per esempio all’Assassino più Colto del mondo, che narra di come venne al mondo la Oxford Inglish Dictionary ,l’opera omnia più famosa esistente al mondo, in cui vi è un unico uomo citato. E’ un giovane medico che impazzisce e viene rinchiuso in un manicomio a nord di Londra e che rispondendo ad un annuncio sul giornale contribuisce con il suo sapere alla stesura del primo volume. E’ uno degli scrittori più fertili. Il  direttore della Oxford Inglish chiede a medici, avvocati, laureati,..di essere aiutato a compilcollaborare alla stesura del dizionario. Trovandosi in carcere, quello del manicomio in cui era rinchiuso, aveva molto tempo da dedicare all’opera”

Nocelli incanta raccontando la storia del romanzo, descrivendo le intenzioni e i passaggi determinanti. La racconta nella sua pienezza di contatti con il mondo e la società. Affascinante

Non ho un metodo” riprende come avendo dimenticato qualcosa per me ci sono solamente della fasi,  la prima è una lettura di passione, di cuore, di trasporto, di abbandono. La seconda è una lettura tecnica che divide gli argomenti riassumendo in piccole frasi, il contenuto di 5 o 6 pagine alla volta.  La terza lettura in realtà è un lavoro di assemblaggio, ottimizzazione, per capire cosa mettere e cosa togliere. Queste letture sia fatte in casa private, sia con un pubblico che può andare dalle 10 persone alle 60 (in realtà mi sono misurato anche con una platea di 300)dura mediamente 40 minuti .  Sono prove d’attore, non c’è dubbio

“E’ molto generosa questa sua affermazione che accolgo a piene mani, ma..”

Insisto, è davvero esibizione attoriale      “Comunque trovo anch’io che i 30/40 minuti siano un tempo come dire adatto, cerco anche di animare il racconto con il timbro della voce, con la modulazione, dando ai diversi    personaggi toni differenti, quindi..senza mai però scimmiottare o arrivare ad una vera interpretazione, Gassman è lassù e noi siamo quaggiù”

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Secondo lei perché c’è questo piacere ritrovare nell’ascoltare letture?   “Credo che la velocità di questo modo di vivere ci aiuti nel senso che chi legge sia sempre meno, mediamente la disponibilità economica è cresciuta, a parte l’argomento crisi, e quindi se qualcuno vuole passare una bella serata in compagnia di altre persone, creando un momento diverso, l’investimento è veramente modesto”

E chi sono i suoi Maestri?   “Adoro Barricco e la Fallaci e nonostante abbiano delle cose che io non condivido e romanzi che mi sono piaciuti di meno, leggerei anche l’elenco telefonico se lo scrivessero loro ma a parte questo, il successo delle letture in pubblico, dei reading,  se di successo si può parlare, sia dettato dalla velocità dei tempi. ‘E’ più fruibile se qualcuno me lo racconta, non faccio la fatica di leggere, sto mezz’ora ad ascoltare uno che legge questo romanzo, faccio anche la figura di quello che quando lo racconterà magari l’ha letto’, questo è stato pubblicato sul Sole24ore nel giugno del 2009. Il giornalista inglese legge nei 3 migliori alberghi della city, romanzi, recensioni, racconta film ai vari manager che  viaggiando non hanno il tempo di andare al cinema e di leggere e alle cene devono sfoggiare una cultura contemporanea che non hanno il tempo di farsi”

Sento però che non è soli piacere di leggere. Nel suo piacere di leggere c’è un obbiettivo chiaro     “La mia ambizione è quella di avvicinare le persone al mondo della lettura perché è un modo di viaggiare stando fermi, è un modo di aprire la mente. Trovo che leggere sia un’enorme allenamento all’etica, alla morale, alla fantasia, anche alla soluzione quotidiana, addirittura all’ispirazione filosofica”

Da questo punto cita Charles Lindbergh, l’aviatore, ma non so perché. Mi sono persa ascoltando una storia dietro l’altra. Di Lindbergh elogia il senso del sacrificio, dell’attesa, della speranza, il sogno in cui credere. E anche la temerarietà, dico io    “La temerarietà, certo..trovo che leggendo si possa davvero arrivare a spostare i confini della propria paura “

E quando decide di leggere per se stesso?        “Io leggo sempre, quando affronto un romanzo ce l’ho sempre con me, dentro la borsa, in macchina, la mattina appena mi sveglio, la sera prima di andare a dormire, insomma mi ci avvento con una passione..e mi basta anche il quarto d’ora mentre mangio un panino per leggere anche solo due pagine. Non ho un momento in cui prediligo leggere”

Ritornando ad alcuni miei libri non terminati, provo a confrontarmi con lui chiedendogli se gli capita di lasciare i libri a metà        “No, ho un forte senso del dovere e quindi a malincuore e con una fatica un po’ stoica arrivo alla fine. Non proseguo  però se non supero le prime 10 pagine, cosa rarissima. In compenso prevengo, non leggendo per esempio gli scrittori famosi o da cassetta (come lo capisco!n.d.r.) e non li leggo perché leggo le loro vacue interviste rilasciate sui giornali. Ho sentito dire da Antonio Pennacchi che è l’opera della sua vita! Ed Hemingway che cosa avrebbe dovuto dire. Quando leggo che Silvia Avallone è andata a Cuba per riposarsi dalle fatiche letterarie (ha scritto ‘Acciaio’), davvero mi prende il mal di stomaco. In tutta la bibliografia che ho conservato di Baricco e della Fallaci non ho mai trovato nulla del genere, ho trovato invece un rispetto assoluto per il lettore”

Poi una lunga pausa..un po’ celentanesca mentre continua a scrutare lo schermo del suo pc e tornando praticamente all’inizio del nostro incontro      “…..lo stilista era Christian Dior, nato a Granville, cittadina delle maree più alte d’europa”

Un viaggio che vorrebbe fare?    “Mi piacerebbe l’America di Kerouac  perché solo nei libri faccio fatica a capirlo, può darsi che andare a vedere i posti che lo hanno ispirato di più, mi aiutino a capirlo. Da New York, la East Coast…con la moto naturalmente”

Però mi chiama….  “Certo, viene a farmi da fotografa, copyrighter,…”

Ce l’ha una frase famosa a cui si ispira?       “Ce ne sono due che adoro.  Una recita così ‘Se vuoi andare veloce vai da solo se vuoi andare lontano vai con gli altri’ e l’altra che ho come carogna appoggiata sulla spalla ‘Non voglio morire sconosciuto a me stesso”

..riflettiamoci

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