Era una mattina di alcune settimane fa, mi preparavo ad affrontare un’altra giornata di lavoro quando l’inconfondibile cicalino del telefono mi avvisa l’arrivo di un messaggio via WhatsApp..Di solito, a quell’ora non mi perdo dietro i messaggi, ma in quell’occasione una sbirciata l’ho data per vedere chi stesse già ‘navigando’ e cosa avesse da dire. Con WhatsApp non si è mai certi che il messaggio sia rivolto a te considerando la valanga di gruppi a cui in genere si viene coinvolti, colleghi, compagni di scuola, pratiche quotidiane,……In quel caso invece era proprio indirizzato a me. Anna, una mia cara amica aveva condiviso con me un video, “Noi che..i migliori anni”. Chissà perché, ho deciso di spezzare un po’ il mio ritmo consueto del mattino, per aprirlo e vederlo.

Nel giro di un nano secondo è stato come se un vortice, un mulinello, mi avesse strappata alla mia realtà per risucchiarmi in quella che era, all’alba dei miei anni adolescenziali. Quei tempi che solo dopo averli dimenticati ti rendi conto di quanto invece siano stati importanti, determinanti, ricchi di emozioni struggenti, drammatiche, uniche.

Il video che la mia amica Anna mi aveva inviato, essendomi coetanea, ripercorreva con immagini e musiche proprio quei tempi, ad iniziare dalla colonna sonora, i Dik Dik e la loro ‘Senza Luce’.

“Han spento già la luce
son rimasto solo io
e mi sento il mal di mare
il bicchiere però è mio
cameriere lascia stare

camminare io so
l’aria fredda sai mi sveglierà
oppure dormirò……”

E  poi..ecco perdermi nelle slide, una ad una mi scorrono davanti agli occhi e mi fanno risentire l’odore, i profumi, i pensieri, i colori, i paesaggi, le lacrime, di quei tempi. Le prime feste in casa, la domenica pomeriggio, con le luci basse, gli sguardi timidi e i primi piccoli grandi amori platonici e la vergogna nel provare i primi lenti. Quanta innocente bellezza…

Noi che le cassette se le mangiava il mangianastri e ci toccava riavvolgere il nastro con la Bic o con la matita” …quante volte e che pazienza, “Noi che mettevamo la lingua tra i poli per sentire se era carica“…che ingenuità, “Noi che ci disinfettavano le ginocchia sbucciate con la penicillina in polvere…”mamma mia, sì sì, che tuffo nel passato e qui le lacrime che sentivo stavano cominciando a..comporsi… mi sono sgorgate con forza. Il ricordo della ‘penicillina’ in quella confezione a uovo che mia mamma maneggiava con destrezza sopra le mie ginocchia, Sempre sbucciate…che immagini belle. “Noi che avevamo il diario con il lucchetto”...e io, quanti diari, quanti diari,ho tutta la vita scritta in centinaia di pagine di decine di diari, terrorizzata che mia madre, diciamo la verità una vera ficcanaso, potesse trovarli, aprirli e leggerli.. “Noi che le sere d’estate ci ritrovavamo con gli amici e giocavamo a nascondino”…e magari speravi di ritrovarti al buio con quel ragazzino che tanto ti piaceva, “Noi che si andava a ballare anche la domenica pomeriggio”…accidenti come non ricordarlo…ci si preparava per ore, ogni domenica un vestito nuovo e si arrivava sempre con le amiche perché ti vergognavi ad entrare da sola, “Noi che i pattini avevano quattro ruote e si allungavano quando il piede cresceva“…caspita, quanto stavo piangendo su queste slide, i pattini, sono stati la mia passione per tanti anni, ero anche bravina, ma le ginocchia continuavo a sbucciarle anche quando mettevo quel tutù rosso da pattinaggio e i pattini erano già a stivaletto e io consumavo per ore la pista di pattinaggio di Monte San Vito,  “Noi che la gita scolastica era un evento speciale e te la saresti ricordata per sempre!” come quella in Umbria, tutti insieme sullo stesso pullman con la speranza di incrociare lo sguardo di quel ragazzino che tanto ti piaceva,“Noi che alle gite compravamo la macchina fotografica souvenir”..ricordi ricordi e immagini che si vedevano come in un caleidoscopio per ricordare quella vacanza. E ancora “Noi che a scuola usavamo la colla Coccoina col pennello e aveva un profumo di mandorla strepitoso”...sì sì sì e “quando si andava a scuola con i libri legati con la mitica cinghia”...che spettacolo di ricordi, quante cinghie, quanti colori e fibbie, altroché zaini a tracolla. E il video continuava a passare slide con la voce dei Dik Dik in sottofondo, una dietro l’altra.

                                   

Noi che ci divertivamo con poco, il gioco dei tappi” e ancora “C’era una volta nei vuoti di programmazione televisiva l’intervallo Rai e quando la nostra acqua frizzante la faceva l’Idrolitina”..un rito magico che ricordo legato in particolar modo a casa di mia nonna paterna. Non staccavo gli occhi dalla solita bottiglia per vedere la magia,  e “Noi che si andava a dormire dopo Carosello”oppure “Noi che passavamo ore intere seduti sul muretto a parlare con gli amici”…che sapore ha ora quell’immagine del mio muretto, a Monte San Vito, quando si poteva uscire qualche ora la sera da soli, sotto casa e seduti sulle panchine e sui muretti a parlare con gli amici sperando di trovarti vicino quel ragazzo che tanto ti piaceva.

 

 

Noi che non era domenica se a tavola non c’erano le paste” e il mio ricordo è andato a mia nonna Maria, così altera, seria, un’insegnate di vecchio stampo, eppure così golosa da tornare ogni domenica mattina dalla messa con il pacchettino delle paste, quelle al riso erano le sue preferite. E io la vedevo scendere la scalinata principale di Monte San Vito, il mio paese natale, di ritorno dalla pasticceria, che era di una mia grandissima amica, Adriana..Quante scorribande abbiamo fatto lì dentro, perché per salire nel suo appartamento di sotterfugio passavamo da lì e quel profumo di pizze, di paste, di dolci, quelle teglie pronte per il forno, i maritozzi, le fette al mosto,…A questa slide, ormai, non riuscivo più a trattenere le lacrime, ero in un’altra dimensione, dove oggi vorrei essere, nell’innocenza pura e all’inizio delle scoperte,..

Senza dimenticare i ‘messaggini che si scrivevano su dei pezzetti di carta per sapere se ‘Ti vuoi mettere con me?’…e ancora “Noi che in 2 sul motorino e quello seduto dietro metteva la freccia con il braccio”…che spettacolo di ricordi tornati alla mente all’improvviso, una mattina come le altre, iniziata diversamente dalle altre. Con due occhi rossi di pianto come la punta del naso che quando piango, mi fa sempre assomigliare a..Scaramacai … Poi, purtroppo il ritorno al presente e la corsa in bagno con la trousse del trucco per cercare di camuffare lo stato d’animo che il video mi aveva provocato e soprattutto allontanare dallo sguardo che velo di malinconia che quello scollamento temporale vi aveva impresso.

Grazie Anna per questo video che ho ripescato su youtube così posso tornare a piangerci sopra ogni volta che voglio, come ora