Il silenzio è una fonte di grande forza.
(Lao Tzu)

“Alla ricerca del silenzio” come intitola il suo docufilm Patrick Shen e a me non resta che rallegrarmi nel sapere tanto movimento intorno ad una questione che da anni sollevo nel mio personale ‘microcosmo’. Silenzio, per favore, fateci vivere. Ho sempre sostenuto che c’è bisogno di silenzio nelle nostre giornate, addirittura di spazi creati appositamente dove poterci rifugiare e spurgarci anche solo per 10 minuti, da tutto quel gran caos che ci circonda. Stimoli, rumori, suoni, immagini, stati di allerta permanenti. Da perderci la testa..anzi da diventare matti!  Ora grazie ad una breve recensione firmata da Deborah Ameri, scopro che la ricerca del silenzio sta diventando un vero business..e anche se il termine in questo contesto mi stride tanto..penso che sia comunque meglio che far finta di niente. Allora è stabilito: Noi Abbiamo Bisogno di Silenzio

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Io ho un ricordo nitido nella mente in cui ho provato questo piacere infinito, un’immersione nel silenzio totale. E’ accaduto molti anni fa ad Assisi dove ero andata per un breve week end. Naturalmente le tappe sono state quelle istituzionali, quelle che se vai ad Assisi…non puoi proprio….Così dalla Basilica di San Francesco alla piazza comunale con il tempio romano, alla cattedrale di San Rufino fino alla Basilica di Santa Chiara.    La prima esperienza l’ho provata visitando la cappella in cui è tumulato il corpo di San Francesco, sotto l’altare della Basilica Inferiore di Assisi. Non sono convinta che tutti fossero cattolici praticanti, ma certi luoghi fanno bene all’anima di tutti. Nella penombra della cappella le persone rimanevano immobili sedute anche a terra, nel silenzio più totale, per un tempo infinito e se anche tu ti ponevi in quell’atteggiamento, con semplicità, rimanevi risucchiato in uno spazio senza tempo, fermo, statico, silenzioso. Non so quanto tempo ho passato seduta tra quelle persone, ma ricordo il dispiacere di doverne uscire.

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Nonostante fuori fosse già il tramonto, mi sono sentita trasportare verso un’altra chiesa di cui non ricordo assolutamente il nome, ricordo solo che quella porta aperta sul buio mi attraeva enormemente. Pensando di essere una delle ultime persone ad entrare o addirittura se non la sola a quell’ora, mi sono resa conto invece che c’era ancora del movimento al suo interno, ovattato. Era proprio così, nel buio della chiesa, dove spiccavano solo piccoli angoli illuminati da qualche candela, ci si sedeva sulle panche nel silenzio assoluto, non un rumore, quasi da non far sentire il respiro….e mi sono persa in quel nuovo spazio dove tutto sembrava annullato. Voglia di andarmene pari a zero ed è stata un’esperienza tanto forte da non averla mai dimenticata.

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E oggi grazie all’articolo della Ameri scopro che da qualche anno esiste un turismo in luoghi isolati e privi di rumori, a Londra invece, nel quartiere di Dalston si sono inventate – come leggo – le richiestissime serate ‘Played Twice’ durante le quali i clienti si siedono in una stanza buia, in totale assenza di altri suoni se non la musica. Addirittura nelle business class delle compagnie ferroviarie – scrive ancora Deborah Ameri – come sul Frecciarossa di Trenitalia, è possibile prenotare ad hoc nelle cosiddette “aree del silenzio”.

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Assolutamente contraria invece ai tappi per le orecchie, di ogni genere, visto che ne stanno sfornando di tutti i tipi, per ogni ordine e grado…come si dice. Concluderei con la riflessione del regista Shen che ha realizzato il documentario “In pursuit of silence” e scelto anche dalla Ameri

“Il livello di distrazione con cui conviviamo oggi è senza precedenti. Siamo costantemente in allerta, viviamo tra una notifica e un’altra e siamo tutti esausti”.

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