“Il teatro è poesia che esce da un libro per farsi umana”
(Federico Garcia Lorca)

CIMG3200Io adoro il Teatro, adoro ciò che rappresenta, adoro la struttura teatrale, i palchi, le luci, le quinte e il legno del palcoscenico. Impazzisco per i palcoscenici e se potessi permettermelo, confesso un sogno che ho espresso sin’ora solo agli amici, acquisterei una casa che potesse contenere una saletta teatrale, piccola platea e un piccolo fantastico palco. Forse solo ora riesco a capire un mio percorso di studi che appena intrapreso sembrava senza senso, un fatto accaduto quasi per caso quel mio iscrivermi all’Accademia di Belle Arti e diplomarmi in Scenografia. Che cosa strana è la vita, ancora ricordo quel giorno quando, decisamente intimorita, ho varcato l’ingresso dell’Accademia romana, in Via di Ripetta, nel cuore della capitale. Ero decisa a seguire la passione di mio padre per il disegno e iscrivermi, dopo il liceo, al corso di Pittura. Invece incappo nel ‘bidello’ a cui avevo chiesto in quale ufficio dirigermi per segnarmi all’esame di ammissione per il corso prescelto. E lui seraficamente, guardandomi mi ha detto (lo ricordo come fosse ora):”Ma perché proprio Pittura, si iscriiva a Scenografia, vedrà, non se ne pentirà”. Ma l’assurdo dell’assurdo è che io gli ho dato retta, subito, stravolgendo completamente il mio programma. Oggi nell’amore che ho maturato per il teatro, in maniera particolare, per le prospettive, le inquadrature, l’odore dei retro palchi e l’ebbrezza che si prova sul palco, non posso che pensare ad un incontro mistico, già deciso, dovevo solo svelarlo a me stessa.CIMG3201

E con tutti questi sentimenti che viaggiano sempre con me, nel mio bagaglio a mano, qualche giorno fa, per le Feste di Natale sono approdata a Mantova, una città meravigliosa in cui torno spesso. Tutta addobbata, piena di luci, bancarelle, arte e storia e profumi di mangiare, di dolci, di frittelle,….Il sacro e il profano che vivono in una osmosi perfetta…Ma ad un certo punto della nostra passeggiata, come altre volte camminando accanto al Teatro, ho sentito l’impulso di entrare, come mai prima d’ora. Detto, anzi pensato,  e fatto, ho aperto la porta a vetri dell’entata principale con l’intenzione di chiedere se potevo, per piacere, visitare il teatro. Ad accogliermi una signora che mi ha confermato la possibilità di entrare e ammirarlo, al costo di appena due euro. Che felicità, come una bambina gioiosa che arraffa tutte le caramelle, non ci ho pensato un nano secondo. E quando ho aperto i due pesanti battenti centrali della sala sono rimasta senza fiato, è stato come entrare dentro un gioiello fatto di pietre preziose, piccolo e splendente. Mi sarei seduta in religioso silenzio ad ammirare questa opera, ma ero elettrizzata e con la macchina fotografica in mano mi sono diretta verso il palco, CIMG3202abbastanza basso, di legno consumato, affascinante, poi mi sono girata ad ammirare la platea e alzando lo sguardo le due serie di palchi. Ero in una favola, che voglia di salire su quel palco ed esserne protagonista e vivere quell’atmosfera. L’architettura solida, ma gentile è arricchita da affreschi, il sentimento assolutamente intimo. Le piccole scale dietro che portano ai palchetti con le loro porticine che aprivo lentamente con occhi grati.

Piena di questa bellezza sono quindi uscita, ma non ho potuto non esternare subito alla signora della reception questa meraviglia che provavo e lei, evidentemente coinvolta, mi ha raccontato un po’ la sua storia:

“Il Teatro Scientifico è stato progettato dal parmense Antonio Galli Bibiena, è stato costruito tra il 1767 e il 1769 con lo scopo di ospitare principalmente incontri scientifici, ma aperto anche a recite e concerti. Gli affreschi che compaiono particolarmente all’interno dei palchetti sono stati eseguiti dallo stesso Bibiena. Attualmente l’edificio ospita, oltre al teatro anche la sede dell’Accademia Nazionale Virgiliana di Scienze Lettere e Arti, la più antica e prestigiosa istituzione culturale della città. La sua storia ricorda di quando il 16 gennaio 1770, vi tenne un concerto l’appena quattordicenne Mozart con il padre Leopold che scrisse a sua moglie:

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“In vita mia non ne ho mai visto uno più bello, di questo genere. Non è un teatro, bensì una sala con dei palchi, costruita come un teatro d’opera”

 

 

 

 

Come è riportato anche in un depliant del Teatro, anche il critico d’arte Philippe Daveriò ne scrisse

“…l’ultimo capolavoro del Bibiena, il Teatro Scientifico, il più bel posto del mondo per tenere conferenze”

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