E pensare che tecnologicamente mi considero una cavernicola, una gallinainfugadalprogresso, in caverna solo con la lavatrice….Sconfessata e soddisfatta in pieno invece proprio da questa tecnologia per cui provo da sempre odio e amore. L’incontro con i due autori infatti si è concretizzato grazie a queste, tra un profilo e l’altro, una curiosità e l’altra e il mio istinto che viaggia per conto suo. Ma partiamo dal libro, pubblicato appena il 25 novembre scorso e che domani sarà presentato al ‘Caffé letterario’ (già il nome mi fa sognare) di Lodi, terra natale di Mauro Medaglia, uno dei due autori. Lui tra l’altro proprio autore è anche oltre i libri (insieme a Gabriele Giovannacci ne ha firmati due con questo “Ce n’era bisogno?”). Mauro infatti è autore televisivo ed è attualmente impegnato col programma tv “La settima porta” in onda su Rete4 il mercoledì in prima serata, condotto da Cecchi Paone. Una sfida, mi sembra di aver capito, dai messaggi che strada facendo ci siamo scambiati. Condividiamo anche una vita di radio. Gabriele Giovannacci invece è un disegnatore di fumetti oltre che “un bringer food – come mi ha spiegato con divertimento – and insurer for goodness of costumers and right modality maker. Cameriere” ed entrambi appartengono alla generazione degli anni’80. Forse ancor più a quella dei ’90, più consapevoli nel viverli. Mauro e Gabriele sempre per la casa editrice Linee Infinite hanno firmato il romanzo, uscito lo scorso anno “Voglio vedere l’effetto che fa” la storia di due amici dal futuro incerto che vivono in una qualsiasi cittadina di provincia frequentando il bar sotto casa e la fatidica domanda: Partire o restare?

 VOLGIO VEDERE FUMETTO

E’ stata una lunga e bellissima chiacchierata ‘tecnologica e virtuale’ la nostra, che per motivi di spazio scelgo di dividerla in due parti per poter lasciare ad entrambi (in tempo di par condicio) stesso spazio ad ognuno per raccontarsi.

MAURO 1Mauro Medaglia                   GABRIELE 1Gabriele Giovannacci & C.

Una considerazione iniziale, anche in questo vostro secondo libro, scritto appunto a 4 mani, ognuno di noi può vederci il riflesso di se stesso e della propria vita, o frammenti di essa. Visto che (e su questo forse siamo quasi tutti d’accordo) ogni giorno è un bivio da affrontare, scelte da fare, consapevolmente o inconsapevolmente. E la vita che ogni volta assume un contorno e una storia.

Di primo impatto sia davanti al primo titolo “Voglio vedere l’effetto che fa” che di fronte alla vostra nuova creatura “Ce n’era bisogno?” scatta il sorriso, la scanzonatura, un approccio leggero insomma…mentre a me sembra ci sia davvero molto di più. In alcune parti addirittura commuove quanto alcune emozioni e attimi vissuti, possano tornare alla mente, quelli che avevamo accantonato perché..inutili. Il quadro di partenza, anzi la canzone, come è stata definita, che inizia in fondo al pullman nelle gite scolastiche, la foto di classe dell’ultimo anno, la promessa di non perdersi una volta diplomati. Chi non rivive per un attimo quella sensazione?

 E’ talmente specifica come situazione che non posso non pensare non l’abbiate vissuta anche voi, comprese le delusioni del…dopo Mauro: Siamo molto soddisfatti dei titoli dei due libri. Entrambi li abbiamo scelti ancora prima di iniziare a scrivere le storie. Sembrano, e un po’ lo sono, delle domande. Ci si sofferma volentieri. Entrambi i libri ti lasciano dei dubbi, non danno risposte. In quello che scriviamo c’è qualcosa di autobiografico, non tutto però. Ho vissuto gli anni delle scuole superiori con una classe affiatata, siamo amici anche oggi, forse più di prima. Forse ognuno è diventato ciò che sognava. Le delusioni del “dopo diploma” servono per farsi una corazza, è un passaggio essenziale. Bisogna passare dalla fatica e dal “dolore” per uscirne ancora più vittoriosi. Questo è un romanzo che invoglia a non buttare via il tempo, a godersi ogni attimo e a lottare per realizzarsi. Qualche anno, io e Gabriele, l’abbiamo buttato al vento…

Gabriele: Io personalmente sono stato catapultato nella “grande” città quando avevo 14 anni, dopo le medie, proprio perché l’unica scuola che poteva darmi l’istruzione di cui avevo bisogno era a chilometri dalla provincia. Diciamo che non era facile (quasi impossibile) poter frequentare compagni di classe al di fuori di quella realtà,tantomeno non erano contemplate gite di classe o l’idea di un incontro dopo il diploma. I contatti sono svaniti e quei piccoli sentieri che erano le nostre strade si sono divisi ancor prima di essere asfaltate, risparmiandoci qualche anziano fisso a guardare i lavori.

MAURO E GABRIELE 1

Anche in questo romanzo i protagonisti sono due giovani, Fabio e Mino, ex liceali, rimasti amici nonostante tutto. E intorno ai 40 anni per Fabio scatta qualcosa. Cosa succede?

“La consapevolezza” mi risponde Gabriele 

“Fabio fa un bilancio e scopre di avere tutto, ma di non aver deciso nulla. L’apatia e l’insoddisfazione bussano alla porta. Scopre che per anni è stato fermo. Si è “accontentato”Spiega Mauro mentre Gabriele conclude “si sfoga con l’amico Mino che lo rimprovera, lo insulta e si chiede come fa una persona così fortunata a sentirsi come se nulla lo rendesse felice”. “Mino è un personaggio molto importante nel libro, è un po’ il ruolo del “confessore”. Forse è lui il vero protagonista. Il grillo parlante del romanzo” conclude Mauro

Perché secondo voi tanti potrebbero riconoscersi?

Mauro: Io vivo in provincia, qui in tanti fanno quella fine. Hanno dei sogni che coltivano dai quattordici ai vent’anni, poi una volta il diploma passano subito dall’adolescenza all’età adulta. In mezzo invece secondo me c’è la presa di coscienza di quello che si vuole essere veramente. Bisognerebbe fermarsi. E’ facile prendere il primo treno che passa e non lasciarlo più. Poi gli anni vanno avanti e scendere da quel treno in corsa è difficile, e in più c’è il rischio di stare seduti su uno di quei vagoni ed essere insoddisfatti.

Gabriele: Perché i coraggiosi sono pochi e non è un’accusa, è davvero difficile cambiare la propria vita una volta che ci si accorge che sarebbe potuta andare meglio. Semplicemente non deve essere per forza un grande salto ma si può benissimo deviare ogni tanto il percorso.

Vuol dire che si vive più spesso di quando non si creda, vite alternative?

Mauro: Si “sopravvive” pensando di vivere direi. Si va avanti per inerzia senza farsi troppe domande. Molti ragazzi a vent’anni si sentono già vecchi senza aver rischiato qualcosa. Io sono a favore di chi si gioca tutto per un sogno, per un un progetto.

Gabriele: Ci sono tantissime sfaccettature in tutte le scelte in tutte le occasioni, solo che se si stanno a guardare le possibilità senza mai provarci rimangono solo delle meravigliose ipotesi da incorniciare.

Ma è giusto colpevolizzare la crisi, le difficoltà esterne se una persona non riesce a raggiungere i suoi obbiettivi/sogni?

Mauro: Non possedere qualcosa ti rallenta, ma puoi riuscirci. La crisi ha rallentato tutto ma non deve essere una minaccia. E’ dalle crisi che nascono le idee migliori. E’ un po’ come l’esempio del carcerato che ogni giorno con una piccola lama, cerca di seghettare le sbarre della sua prigione. Non ne esce subito, ma ogni giorno fa qualcosa di concreto, un millimetro al giorno lima quelle sbarre e si prepara alla sua libertà. Questo per dire e per incoraggiare le persone a fare ogni giorno qualcosa per i propri sogni. Non è importate ottenere tutto e subito.

Gabriele: Se vivessimo nel mondo ideale senza crisi o problemi avremmo comunque tutti questi sogni? Forse siamo in un circolo dove la stessa cosa ci dà forza e ci fa paura nello stesso istante e qui si entra in un loop che nemmeno il tipo che urla “Lotteria Nazionale” in piazza Duomo può competere.

Qual è l’elemento fondamentale che in primis forse risveglia Fabio, il protagonista del libro, ad uscire dall’imbuto in cui si è volontariamente infilato?

Mauro: Una reunion di classe. Quelle che Gabriele reputa noiose. Fabio ritrova i suoi amici e sopratutto Angelica. Per tutte le pagine Angelica sarà un po’ amante e un po’ amica. Angelica senza saperlo ha la combinazione vincente per far aprire Fabio alla vita.

Gabriele: La riscoperta dei vecchi profumi. Quelli della scuola e dei sogni ancora freschi e non infranti dall’essere adulti e responsabili.

Ce n’è bisogno secondo voi di mettere in discussione una parte del “già fatto e vissuto” se/o quando ci si risveglia a nuova consapevolezza? Quando insomma ci si rende conto di non aver fatto ‘un piffero’ di ciò che si avrebbe voluto?

Mauro: Ci si può pentire, ma poi bisogna ingranare la marcia a partire. Non è mai troppo tardi.

Gabriele: Se migliorano la propria vita e di conseguenza quelle delle persone accanto, perché no? Perché privarsi dell’amore vero per sè stessi e seguire il noioso e ovvio corso che l’esistenza ci ha scritto sul libretto delle istruzioni?

La domanda è d’obbligo e se non sono indiscreta, a voi com’è andata?

Mauro: E’ andata che dopo il diploma abbiamo perso un po’ di tempo. Di certo non vent’anni come il protagonista. Dicevamo, la provincia rallenta parecchio, ma alimenta il senso di riscatto.

Gabriele: A me personalmente è andata che mentre scrivo questo penso al fatto che ho trovato un socio oltre che un amico con un progetto (2 in realtà) in comune e questa è una gran fortuna. Per il resto sono un Fabio da diverso tempo perché il mio vero lavoro è artistico e provo a portarlo nella mia attuale realtà professionale ma non mi vengono i disegni con il cibo nei piatti che porto ai clienti. In verità non me lo permettono

Oggi sembra che la precarietà sia il nostro nuovo status sociale. Avete una formula magica perché si riesca ad apprezzare uno stile di vita che sarà probabilmente il futuro delle nuove generazioni. Insomma, precario è sempre negativo?

Mauro: Sono stato stabile dal punto di vista lavorativo per oltre dodici anni. Un posto di lavoro che mi ha dato molto. Probabilmente lo rifarei anche. Ho fatto un percorso inverso, atipico. Ho lasciato il posto fisso per lavorare in tv. Poi il futuro non si sa, ma ad oggi sono sereno, guardo fuori dal finestrino di quel treno e vedo un paesaggio che mi piace.

Gabriele: Dipende dalle intenzioni. Dipende dai progetti futuri. Qui non ti danno niente per niente e se dai qualcosa, nella precarietà, non è sempre ovvio che ricevi qualcosa.

Sembrate un team perfetto, ma come vi preparate a scrivere un libro insieme? Chi parte per primo?

Mauro: Siamo molto amici, e questo è il collante. Non è facile scrivere un libro insieme, figuriamoci due. Due libri, due tecniche diverse. Gabriele tende un po’ più alla fantasia, io cerco di semplificarlo. Nel primo libro i personaggi erano due, è stato semplice dividersi i compiti e i personaggi, in questo testo invece ci siamo calati nella scrittura compensativa. Quando leggevamo i capitoli aggiungevamo a nostro piacimento quello che reputavamo essenziale o originale.

Gabriele: Parte Mauro. Lui ha non ha la prima o la seconda marcia, parte in quarta e piuttosto si fa male ma lo fa. Questo invidio un po’ di lui, ha tenacia

Vi siete divertiti a scrivere questi due libri? C’è stato in questo secondo insieme, un approccio diverso rispetto al primo, intendo come metodo, approfondimento, scelte dettate dalla precedente esperienza?

Mauro: Penso che scrivere sia una delle cose più terapeutiche che ci siano. E’ un divertimento ma è anche una responsabilità, un lavoro divertente. L’approccio è stato diverso, forse abbiamo affrontato il tutto con più serietà, con la consapevolezza che poi questo libro sarebbe stato sui comodini delle persone.

Gabriele: Penso che ci siano modi migliori per divertirsi, eheh…Ci sono state diverse modalità tra il primo e il secondo: diciamo che Mauro mi sta addosso più di un secondino nell’ora d’aria, con lo sguardo che pesa sul collo. Scherzi a parte ci compensiamo in qualche modo, sia nella scrittura che nell’organizzazione.Mentre nel primo era una cosa che avevamo dentro da tempo e non aspettava altro di uscire allo scoperto, questo è stato un desiderio di Mauro. Io non ho fatto altro che conoscere Fabio come personaggio e creargli (insieme al mio socio) l’intimità e la voglia giusta per raccontarlo al meglio.

Ed ora le breaking questions (si può dire?) Più Peter o più Pan?

peter pan

Mauro: Posso scegliere di essere sia uno che l’altro? 😉

Gabriele: Sono un appassionato di fumetti e cartoni animati e dico Peter perché è il protagonista di Family Guy (i Griffin), mentre Pan è la nipotina di Goku eheh…

Domanda sciocchissima, ma che spesso illumina, di che segno zodiacale siete?

Mauro: Amo l’oroscopo, ho anche amici astrologi. Capricorno ascendente Toro. (Accidenti…determinazione alle stelle! n.d.r.)capricorno

Gabriele: Cancro, ascendente Vergine (questa accoppiata è molto più complicata, n.d.r) con Pegasus che spera di diventare un cavaliere dello zodiaco

cancroMa chiedete al Meda (Mauro) che è molto amico di Paolo Fox (che io seguo anche perché sta dicendo che il mio segno zodiacale, il Sagittario è al massimo del suo splendore con un sacco di novità dietro l’angolo, lo adoro! n.d.r)

Domani presenterete il libro giocando quasi in casa Mauro? A Lodi

Mauro: spero ci sia l’accoglienza di due anni fa. Lodi caffè letterario. Poi un tour per le radio, siamo molto contenti.

Gabriele: In realtà io ho la (s)fortuna di conoscere Mauro proprio perché sono nato e cresciuto nello stesso paese e questa è la conseguenza più ovvia dalla scelta di avere una casa editrice così vicina a noi, in tutti i sensi.

Parlatemi del vostro pubblico di lettori, che target avete? Come ha accolto il primo libro e se potete avere notizie, visto che è freschissimo di stampa, anche di questo ultimo? Vi fanno domande? Interagite con i lettori?

Mauro: Mi sa che i nostri lettori sono quelle persone che hanno bisogno di letture semplici, pop, ma non superficiali. Persone che vanno dai 25 ai 45 anni. Anche se ho ricevuto dei bellissimi complimenti da settantenni. Il pubblico più fedele resta quello che si ritrova in questo tipo di storie che alla fine parlano di vita comune, di scelte. In pochi hanno letto in anteprima questo nuovo libro, sono curioso di sapere le prime impressioni…

Gabriele: La mia piccola fetta di lettori con cui ho il piacere di interagire non sono nulla di fronte all’intimità che un paese può condividere quando sei nella provincia.Il target che abbiamo varia dai 20 e supera i 50 (la nonna della mia compagna ne ha 91) ma le domande, le condivisioni e i riscontri positivi e non che sono dirette agli autori sono più frequenti nelle nebbiose lande del nostro Lodigiano e io ormai sono perso nella metropoli.

Infine: Abemus tecnologia! Gioie o dolori?

Mauro: Se non ci fossero state le tecnologie, questi due libri non sarebbero esistiti. Abbiamo lavorato da due città diverse, vedendosi solo alla fine del libro per le dritte finali. I social poi servono, se usati bene sono un bel passatempo. La misura alla fine la fa l’uomo, non la macchina.

Gabriele: Mauro ha il mio numero di telefono e la mia mail. L’unica Gioia che c’è è la fermata della metropolitana.

Un po’ marzullescamente, fatevi una domanda e datevi una risposta!

Mauro: Solo un ringraziamento a te Patrizia, dandoci appuntamento per l’anno nuovo con una bella chiacchierata su Radio Bruno.

Gabriele: Questo libro non ha lo scopo di moralizzare nulla, è solo una foto che in tanti hanno nel cassetto. Nessuno dice che bisogna strapparla ma si può riscattare partendo da quella sbiadita. Ci si può riscattare.

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