.sì, ho deciso di dedicare questo mio “racconto di una donna”proprio ad un viaggio a ritroso nella carriera di Antonella Attili, oggi tra le protagoniste della soap italiana “Il Paradiso delle signore”, ma che, alle spalle, custodisce una carriera sopraffina di cui, purtroppo, secondo un mio modesto parere, non si parla né si scrive abbastanza. Lo affermo non solo in qualità di giornalista, ma anche in quella di grande lettrice. E con sincerità, prima dell’intervista firmata da  Alessandra Turco, pubblicata su veneziechannel.com, di Antonella Attili conoscevo oltre alla sua presenza nel cast della soap altre produzioni che però non associavo sempre a lei.

Poi continuando a leggere di lei, sono rimasta allibita da quale spessore professionale e personale si celasse dietro a quel personaggio televisivo, quella madre di famiglia che entra nelle scene in punta di piedi, ancora impaurita dalle emozioni pure di un nuovo amore che finalmente ha deciso di non nascondere più dietro quell’aspetto integerrimo che il ruolo richiede.

Anche se proprio in questi giorni, stiamo assistendo ad un vero terremoto nella vita del suo personaggio. Agnese infatti, non avrà purtroppo molti dubbi se rivelare o meno i suoi nuovi e passionali sentimenti,  visto che è piombato nuovamente nella sua vita il marito, Giuseppe. L’uomo se n’era andato in Germania per sfuggire alla malavita con cui aveva qualche conto in sospeso. Poi la notizia che si era rifatto una vita. Ora come un fulmine a ciel sereno, e ancor più con la pretesa di essere riammesso in famiglia come se nulla fosse mai accaduto, ricompare nella vita di Agnese spezzandole anche la gioia per la nuova relazione con Armando dal quale Agnese si sente amata e rispettata e dal non vuole separarsi. Il vero problema sarà che la dolce mamma e lavoratrice dovrà sottostare alla decisione di Giuseppe e seguirlo senza porre ostacoli. Almeno così andavano le cose a quei tempi, tempi poi non tanto lontani, perché parliamo degli anni ’50 e ’60, periodo in cui è ambientata la soap opera italiana, ispirata all’omonimo romanzo di Emile Zola. La città prescelta è una vivace Milano.

In questi giorni Antonella Attili sta raccontando, con il personaggio di Agnese, la situazione femminile negli anni 60 e proprio ad Antonella ho chiesto un commento sulla condizione femminile di quel periodo e che sentimenti le procura interpretare questa vicenda:

“Nonostante alcuni obiettivi raggiunti in termini di emancipazione c’è ancora tanta strada da fare prima di raggiungere la condizione di pari opportunità. La vera emancipazione passa dal riconoscimento dell’individuo come persona e non appartenente ad una categoria o ad un genere. Continuiamo a combattere una mentalità sessista che impedisce ad esempio un equanimità di stipendio o posizioni di responsabilità. Per non parlare della violenza che accompagna l’affermazione della libertà, che si paga con la vita. Nel 2020 una donna ogni tre giorni è stata  uccisa. Come madre di figli maschi abbiamo  una grande responsabilità, dobbiamo educarli al rispetto del femminile fin da piccoli. Nel 1960 la donna è stata il soggetto di una forte emancipazione iniziata con l’industrializzazione che ha offerto posti di lavoro, ha dato il via ai primi movimenti femministi il cui simbolo fu la minigonna. Per molte fu la presa di coscienza e il rafforzamento dell’auto stima, per tante altre c’era ancora la famiglia come valore da onorare. Non giudico il mio personaggio per interpretarlo lo devo amare e comprendere in tutte le sue sfumature e contraddizioni. Guardo a queste donne che come mia madre hanno sacrificato molto per i figli e la famiglia con affetto e riconoscenza”

Nata a Roma sotto il segno dell’Ariete, già dal suo esordio avvenuto nel 1988, ingrana la quarta. Un avvio col botto si potrebbe dire visto che ha ricoperto il ruolo della madre del piccolo Totò nel film celebratissimo “Nuovo Cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore. Pellicola che, vorrei ricordare, ha vinto sia il Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes che l’Oscar come ‘Migliore film straniero.

E sembra che il ruolo le riesca particolarmente bene perché oltre ad essere la mamma di tre figli nella soap attualmente in onda su Rai1, a gennaio di quest’anno, data di uscita del film,  la si è vista ricoprire lo stesso ruolo nell’ultimo film di Checco Zalone “Tolo Tolo”. Anche in questo caso è la mamma del protagonista (ben diverso dal tenero Salvatore Cascio di ‘Nuovo Cinema Paradiso) interpretato da Checco Zalone. Questa sua interpretazione le è valsa la nomination come “migliore attrice in un film commedia” ai Nastri d’Argento.

 

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Non vorrei diventare un elenco telefonico, dove al posto dei numeri cito pellicole, anni di produzione, regista, etc etc, per far comprendere la caratura di Antonella Attili. Per questo ci sono i motori di ricerca. Basta digitare il suo nome e saprete tutto. Posso però dirvi che da quel 1988 ha partecipato a 33 pellicole e tutte dirette dai più noti registi italiani, 20 produzioni televisive, premi e riconoscimenti.

Quando mi riferisco alla Attili, come ad un’attrice a tutto tondo, intendo oltre a questo, anche alla sua capacità di adattarsi ad ogni ruolo e adottare anche lingue estere, oltre che recitare nei diversi dialetti italiani. Sembrano essere qualità forse attese da parte del pubblico ma la storia, soprattutto quella attuale, disattende l’equazione.

Piuttosto, ciò che mi sembrano mancare al suo già ricco palmares, una maggiore presenza in ruoli da ‘Femme Fatale’.   Eppure non le manca né la bellezza, tutta mediterranea, misteriosa, profonda, né, appunto la capacità di indossare questi panni… Non che questo sia necessario, ma certamente la esalterebbe. Questa splendida immagine, scattata da Azzurra Primavera, è la conferma di quanto detto

 

Allora perché spesso registi e produttori l’hanno scelta e fortemente voluta per ruoli di madri, di infermiere, di donne tradite?

“Perché i registi sono per lo più uomini e hanno poca fantasia o meglio hanno il loro immaginario che riguardo alla donna rispecchia la loro mentalità. Anche nel cinema non ci siamo spostati molto dai canoni di bellezza da Miss Italia, per cui una donna con dei lineamenti irregolari, un immagine forte o poco incasellabile non sarà mai presa in considerazione come fidanzata o amante. Se guardiamo oggi le serie americane o inglese sono interpretate da donne adulte e dai caratteri multiformi, anche non classicamente belle ma interessanti , da noi non è così.  Non ce la facciamo ad uscire dalla bellezza classica. Faccio le madri dall’inizio della mia carriera e spero di continuare a farne di interessanti, vere, forti.”

Io credo comunque che la bellezza di artisti come lei, sia la riservatezza, sia quel certo alone di mistero che, in ogni caso, li accompagna, voluto o meno. Di lei infatti, nel senso privato del termine, non si sa quasi nulla.

Ed è forse questa riservatezza la forza di un’artista che per fare bene il suo lavoro di attrice non ha bisogno di diventare un’icona o essere fotografata per le riviste più popolari. Essere sempre al centro di tanto rumore non ha un valore assoluto nel percorso professionale.

Certo dispiace un po’, perché piccole gioie come lei, sempre secondo un mio sentire, vanno non solo seguite, ma anche coccolate, riconosciute, ‘mantenute’. In una società che spesso confonde meriti con fotogenia, artisti di tale genere sono un patrimonio.

Nel suo essere riservata, Antonella Attili, sembra dimostrare anche una poca predisposizione per la tecnologia, per i social. Ma.. sorpresa! In Instagram esiste il suo profilo ed è da questo che ho estrapolato uno degli ultimi post, che tanto racconta di lei

 

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Però non posso non chiederle come mai anche questa sua ritrosia. E’ forse senso di inadeguatezza (come a me stessa accade pur frequentando assiduamente il ‘genere’ per motivi professionali) oppure una insofferenza verso tali mezzi e tale tecnologia. O ancor meglio, a quale tipo di tecnologia si ritrae?

“È ormai oggetto di discussione il fatto che passare molto tempo sui social porta a stati depressivi o di infelicità. Guardare le vite degli altri che, mostrano o postano solo i momenti migliori delle loro esistenze alla lunga porta frustrazione, se li paragoniamo ad una vita normale e magari piena di difficoltà. Non mi interessa far vedere troppo di me ogni mese sono tentata di cancellare Fb o Instagram per l’esigenza di ripulirmi da questa overdose di immagini e messaggi. Non ho necessità di argomentare su tutto detesto l’approssimazione  di chi si lancia in terreni che non gli appartengono. È un pulpito pericoloso e ci vuole poco per diventare banali o qualunquisti. Non ho computer e non ho mai imparato ad usarlo, di questo un po‘ mi dispiaccio perché quando ho bisogno di qualcosa devo chiedere ad altri. Non ho la tv e non mi manca. Guardo solo ciò che mi interessa su un ipad e penso che un po‘ di riserbo su ciò che si é o si fa sia necessario per rendere credibile il mio lavoro”

Desidero concludere con un sorriso, perché di tanti è ricca Antonella. Una delle sue altre qualità, infatti, è l’ironia, quel piacere che fa sorridere e che parte da dentro per poi arrivare sino al viso, agli occhi, alla gestualità.

Ora però dopo aver letto abbastanza di lei, ascoltando le sue risposte, ammirando tante fotografie e immagini, mi rendo conto del perché si pensi a lei, spesso, per i ruoli più ‘familiari’, personaggi che non vengono ‘temuti’ nella storia narrata. Tutto ciò che trasmette è ‘accoglienza’, morbidezza, sicurezza, resilienza.

Che poi questo sia esattamente ciò che Antonella Attili è nel suo essere… … è un altro discorso