Ognuno vede quello che tu pari; pochi sentono quello che tu sei”    Niccolò Macchiavelli

 

Un libro mistico, direi…..il primo di una certa serie che mi ha permesso di oltrepassare il mio stargate interiore. “Donne che corrono coi lupi”, di Clarissa Pinkola Estés, solo se ne hai bisogno lo comprendi, altrimenti ne rimani estraneo. Lo incontri solo quando è il momento e anche in quel caso, non tutto il libro, non tutte le sue quasi 500 pagine ti riguarderanno. Ci saranno pagine scure e pagine chiare, luci e ombre che si accavallano, ma che in un magistrale lavoro di raccolta, ricerca ed elaborazione di fiabe, miti e racconti popolari porta la donna che decide di avviarsi alla lettura, ad un viaggio all’interno della propria natura selvaggia, quella che il tempo ha domato, mitigato. E pensare che per l’autrice, analista, già direttrice del C.G. Jung Center di Denver (Stati Uniti), dottoressa in etnologia e psicologia clinica, questo è stato il suo primo libro. Frutto di uno studio lungo 20 anni.

Quante parti ho sottolineato, non tutte, alcune, ma quelle, con le mie righe, le mie note, sono una parte del mio percorso, in chiaro. Oggi, dopo parecchi anni dalla sua lettura è stato come scorrere le pagine di un diario e rivedere quali allora erano i miei fantasmi, gli ostacoli, gli angoli bui, alla ricerca della comprensione. Dico la verità, mi è tornata la voglia di leggerlo. E proprio per ciò che ho scritto poco più sopra, se oggi sono qui a scriverne, a sfogliarlo nuovamente, è evidente che mi sta ri-aspettando.

Ma non potevo non interpellare la persona che mi ha invitato a leggere “Donne che corrono coi lupi” e alla quale mi ero rivolta. Anche lei è stata un incontro voluto dal destino, il mio. In un periodo in cui non pensavo davvero di aver bisogno prima o poi di rivolgermi ad un esperto di quel genere, lessi la sua targhetta sulla porta accanto a quella di un dermatologo amico di famiglia. E presi nota, mi scrissi il suo nome, la specializzazione e..non ricordo se fosse segnato, il suo numero telefonico. E accadde che non tanto tempo dopo, capii di aver bisogno del suo aiuto. Antonella Minnucci è una psicologa psicoterapeuta straordinaria, dinamica, mai stanca di spingerti verso le risposte che cerchi. Fu un vero toccasana per me e la stima, l’amicizia, sono rimaste inalterate nel tempo. Peccato mi sia fisicamente parecchio lontana, perché, con tutta sincerità, ogni tanto una chiacchierata me la farei volentieri, un confronto, attraverso il suo metodo junghiano-lacaniano.

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E a lei, esperta, ho chiesto un commento su questo libro/manuale

Donne che corrono con i lupi” – spiega la dott.ssa Minnucci – è un vecchi libro, un po’ datato che esce in Italia nel ’93, eppure proprio qualche giorno fa ne ho visto una nuova edizione, dunque cosa ci hanno mai trovato le tante donne che lo hanno letto e lo hanno a loro volta consigliato o regalato ad altre ….?

Posso rispondere per quello che mi riguarda. In questo testo, certo con un linguaggio a tratti fantastico ed immaginifico, si trattano i grandi e difficili temi che attraversano la vita di ogni donna, ma soprattutto come per secoli, seguendo una genealogia al femminile, proprio le donne hanno cercato di educare mettere in guardia, sostenere, consolare….le altre, nel difficile compito di “diventare una donna” come ci ricorda Simone De Beauvoir.

Non abbiamo un significante che ci dica della donna, ma è nella relazione con le altre, madre, sorelle, amiche, nemiche e persino rivali, che ciascuna ha colto un sapere da offrire alla generazione successiva

Questo passaggio si è effettuato attraverso la narrazione, spesso non scritta, delle favole che Clarissa Pinkola Estés ascolta, trascrive, sceglie ed analizza nel suo libro. Frutto di una ricerca ventennale, il suo lavoro, cerca di riportare luce al sapere ancestrale, nel tentativo di sfuggire alle operazioni di addomesticazione del femminile, sapere che è presente in ogni “Donna selvaggia” ancora oggi.

Non sono a farne una recensione, tanto è già stato scritto, ma riprendendo in mano il libro, la favola di BARBABLU’ mi sembra sempre così attuale. Quanti Barbablù ancora oggi!!! Ma quante ingenue fanciulle sono pronte a fidarsi di loro, a perderci il “sangue” e la vita…..

Tutto questo penso basti a spiegare come mai questo libro sia ancora davanti a me, rileggere la favola mi aiuta ogni volta a pensare. E così capita di consigliarne la lettura, o di regalarlo ad un’altra donna perpetuando così quel passaggio attraverso il racconto che si è avviato ormai secoli fa; da una all’altra ….

Concludo, svelandovi il finale del libro:

Spero che lascerete che le storie vi accadano e che le elaborerete, le innaffierete con il vostro sangue e le vostre lacrime e le vostre risa finché non fioriranno, finché voi medesime non fiorirete. Allora vedrete che medicine sono e dove e quando somministrarle. Questo è il lavoro. L’unico lavoro    Clarissa Pinkola Estés

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