Dal 21 al 24 luglio prossimi la Romagna festeggia il suo ballo per eccellenza, il liscio. Un evento straordinario soprattutto per il fatto che da tempo non si dedicava spazio e primi palchi ad un fenomeno unico come quello delle orchestre romagnole e del ballo liscio. Praticamente è da quando Roul Casadei ha deciso di appendere al chiodo la sua arte, che l’universo ‘liscio’ ha subito un forte contraccolpo.
Ma io in tempi non sospetti, lontano cioè da questa lunga notte romagnola in cui si cerca di ridare nuovo smalto al genere, avevo deciso di scriverne. Per farlo ho incontrato personalmente almeno una decina di orchestre tra le più quotate ed è stato illuminante. Perciò, vi riproporrò qualche assaggio, a partire  dall’introduzione firmata da Riccarda Casadei:

“Caro babbo,

mi chiedono di parlare di te: mi sento molto emozionata, dal momento che per me sei stato il più grande di tutti. Ti ricordi quando da bambina a scuola ti disegnavo con due cuori? La maestra mi chiedeva perché, e io le rispondevo che eri talmente buono che mi veniva spontaneo fare così: ci volevi un bene dell’anima, semplice, cordiale, affettuoso. Mi ricordo le tue mani affusolate e scattanti, che sapevano accarezzare lievi e leggere;  la più bella cosa che si notava e, penso, sia rimasta nel ricordo di quanti ti hanno conosciuto, era l’immancabile dolce sorriso, che spuntava da sotto i tuoi curatissimi baffetti alla Clark Gable. Ti ricordi i tempi difficili, quando, specialmente dopo la guerra non c’era lavoro, la gente diventava pazza per il boogie-woogie e tutti i ritmi americani, e non appena provavi ad intonare con la tua orchestra le prime note di un valzerino, venivi subissato da fischi ed urla, e neanche l’annuncio che il valzer si chiamava “Gian Piero” ed era dedicato a tuo figlio riusciva a commuovere il pubblico? Tu, con il tuo carattere allegro, scherzoso ed ottimista, non ci hai mai fatto capire che erano tempi duri, e ci facevi sempre vedere il lato positivo di ogni cosa. Quando ci venivi a baciare, al tuo ritorno, di notte, lasciavi sempre un segno del tuo passaggio, con una semplice caramellina “resoldor”, che più tardi, in tempi più fortunati, è diventata un ricco cioccolatino. Tu che hai sempre messo al primo posto la tua musica, lasciando la mamma la prima notte di nozze con i lucciconi agli occhi, per partire “a fare una serata” a Forlì. Tu che sapevi che potevi sempre contare su di lei, che la mattina dopo, ti ha aspettato sulla porta di casa con in mano la tazza del caffè bollente. E ti ricordi quando dicevi: “con questa polca farò rompere le gambe a qualcuno”, e non eri contento finché non provavi, i nuovi brani direttamente sul pubblico, che era il tuo primo e vero giudice. E se qualcuno ti stringeva la mano complimentandosi, eri l’uomo più felice del mondo!

Stando sempre quotidianamente in mezzo alle tue cose, mi sembra di averti accanto, ed ascoltando i tuoi brani, sono sempre più convinta che la tua musica, pur essendo scritta tanti anni fa, conservi più che mai una grande freschezza ed attualità, e, nella sua semplicità, rispecchi tutti i sentimenti della vita: gioia, dolore, nostalgia, speranza…

Quando ero giovane, ragazzina un po’ rockettara, mi presentavo ai nuovi amici e dicevo solo il nome, perché appena sapevano che ero una Casadei, con un tono un po’ snob, cominciavano a dire: “ah, la figlia di quello del valzer”, oppure “la figlia dell’orchestra campagnola”? Ed io mi seccavo un po’ . Dato lo splendido rapporto che avevo con te, non mi sentivo in pace con la coscienza. Ti ricordi? Un giorno decisi di confessarti quello che mi capitava, tu mi accarezzasti la nuca, e, con il tuo dolcissimo sguardo, mi dicesti: “Stai tranquilla, non preoccuparti, vedrai che un giorno sarai fiera di questo nome”. Avevi proprio ragione!

Tua Riccarda

Mio padre ha vissuto per la sua musica, la sua Romagna e la sua gente, e penso che il pubblico lo abbia amato e lo ami ancora perché capiva che faceva la sua professione non per interesse, ma per grande amore e passione. Gli stessi sentimenti che  noi oggi, suoi figli e nipoti, mettiamo nel nostro lavoro, che consiste nella diffusione e difesa di quel patrimonio artistico che ci ha lasciato, che fa parte della cultura popolare della nostra terra, e che non deve andare perduto. E siamo molto, molto grati alle orchestre piccole e grandi, ed a tutti i musicisti che, preziosi ed insostituibili, ci aiutano a portare avanti questa storia musicale. A loro, il nostro più affettuoso grazie di cuore, un grande abbraccio ed un applauso senza fine”

Riccarda Casadei

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