“….Ci sono viste al mondo dinanzi alle quali uno si sente fiero di appartenere alla razza umana. Pagan all’alba è una di queste”    Tiziano Terzani

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Era da tempo che immaginava questo viaggio, da tempo il suo ‘obbiettivo’ era la Birmania. “ La Birmania era un vecchio sogno rimandato per troppo tempo e finalmente realizzato” ha raccontato Stefano Negri, fotografo per passione da più di 30 anni che la sera del 5 luglio scorso nel giardino della biblioteca di Rio Saliceto ha presentato il suo docu-film a testimonianza di un sogno realizzato. E l’occasione ha permesso di scoprire quanto i viaggi siano le muse ispiratrici della sua fotografia.

La passione per la fotografia infatti è nata in concomitanza con la passione per il viaggio, sentivo la necessità di riportare a casa qualcosa di più dei ricordi, volevo congelare quegli sguardi e quegli attimi irripetibili”. Per Stefano lo step successivo, seguendo  i lavori di alcuni fotoamatori di rilievo, è stato quello di avvicinarsi all’audiovisivo “per poter raccontare meglio, mediante la sincronizzazione di immagini e musica, i miei viaggi e poter trasmettere maggiori emozioni”

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Qual’è il tuo “obbiettivo” primario, i soggetti preferiti o l’ambito in cui ti piace calarti quando pensi a fotografare?

L’obbiettivo primario è fotografare per creare audiovisivi emozionali che mi aiutano a rivivere il viaggio e a trasmettere a chi guarda l’emozione e la voglia di partire per un paese. Non sono alla ricerca di belle immagini fini a se stesse, da appendere, o meglio questo va in secondo piano, penso più ad una sequenza di fotografie per raccontare.  I soggetti che prediligo li ricerco soprattutto nella gente del posto intenta nella vita di tutti i giorni

I filmati fotografici che hai presentato al pubblico erano relativi ad un viaggio in Birmania. Perché quel Paese? In base a cosa è stato scelto?

“La Birmania era un vecchio sogno rimandato per troppo tempo e finalmente realizzato. Sapevo che  oltre alla storia alle meravigliose pagode i templi avrei trovato un popolo cordiale e sempre sorridente e una realtà un po’ sospesa nel tempo a causa del lungo isolamento causato dal regime militare che per 50 anni ha regnato, infine il buddismo che qua probabilmente trova la sua migliore espressione”

Che impressione ti ha mosso, vivendolo nel corso della viaggio?

La mia impressione durante il viaggio è stata quella di essere in un paese unico, senza eguali, da custodire e proteggere”
Quale immagine ti ha accompagnato nel viaggio di ritorno?

L’ immagine che più di altre tornava alla mente è quella della Birmania rurale il duro lavoro nei campi con metodi arcaici ma allo stesso tempo un oasi di pace e tranquillità”

Cosa invece ti è rimasto addosso una volta rientrato in Italia?

La gentilezza del popolo birmano”

Che scelte hai fatto pensando a un servizio fotografico su quel Paese? Cosa hai voluto mettere in risalto?

“Consapevole di aver visitato soltanto una piccola parte del Paese e con ritmi un po’ troppo veloci, ho perciò pensato di concentrarmi solo su alcuni temi: ho voluto dare risalto all’ aspetto religioso, molto importante per il Paese, le zone rurali dove vive il 70% della popolazione ed infine la grande poesia racchiusa in questa terra”

Perché consiglieresti un viaggio in Birmania?

Perché è un paese ancora relativamente integro, dove lo stile di vita non è ancora cambiato di molto e la progressiva occidentalizzazione che ha stravolto i paesi vicini, vedi Thailandia, non ha ancora scalfito l’anima della TERRA DORATA”

Prossimo viaggio?

“Cambogia”

…appena un po’ più sotto!

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