……..meglio ancora “15 giorni consecutivi di ferie, mantengono la produttività..e fanno bene al Pil del Paese” come leggo nel titolo e sottotitolo di una breve, ma chiara, recensione sull’importanza di..chiamarsi Ernesto?..ma no, ! L’importanza delle risorse umane, del loro benessere sui luoghi di lavoro inteso come gratificazione e soddisfazione, anche con l’obbiettivo, giustamente poco velato, di poter godere di una resa maggiore e di un prodotto certamente migliore.

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A stabilire che la vacanza fa bene, come leggo nell’articolo pubblicato lo scorso luglio su D di Repubblica, è il Bureau of Labour Statistics Usa. E’ vero, nulla di non già noto, ma quando a sottolineare le questioni sono realtà di un certo spessore, si spera che chi debba ascoltare, ascolti. Non faccia in somma orecchie da mercante, come purtroppo la nostra storia moderna ci insegna, salvo rarissime eccezioni, vere perle. “Secondo la ricerca americana – si legge – trascorrere più di otto ore in ufficio tutti i giorni senza concedersi almeno due settimane consecutive l’anno, riduce la produttività del 30%. E’ bene sapere – conclude la recensione – che ci vogliono appunto almeno due settimane per ricaricare le batterie: i primi tre giorni servono per scrollarsi di dosso lo stress, mentre negli ultimi due ci si prepara al rientro. Quindi restano appena 9 giorni di puro relax”.  

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L’articolo poi apre anche una finestra sull’aspetto prettamente economico del lavoratore, soprattutto quel lavoratore che di regola non consuma appieno il proprio monte ferie e/o quello che in difficoltà economica sceglie di non consumare neppure i permessi, preferendo monetizzarli. A causa di questi meccanismi si instaura una dinamica malata del mondo del lavoro, a detta degli esperti. Secondo loro, incentivando il lavoro straordinario e l’accumulo di ferie, non si creano posti di lavoro e il Pil resta al palo.

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A proposito….a quando le mie ferie?

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