“Forza giovani veliste, imparate a timonare se ambite ad un posto a bordo di un top team”

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Ci siamo conosciute le 2013 e nel 2015 risentite per un’intervista in cui mi ha raccontato molte cose e sogni nel cassetto. Ora veleggia verso San Francisco . Dal 24 settembre al 1° ottobre la attendono i  campionati mondiali della classe J 70, una barca di 7 mt. che gode di grande diffusione nel mondo dei monotipi e con la quale ha vinto nel 2014 il Campionato Europeo, il Campionato Nazionale e il Circuito Italiano. Nel 2015 e nel 2016 Irene e l’equipaggio di cui fa parte hanno vinto la Key West Race Week, una ambita regata d’inizio stagione che si svolge in Florida a gennaio e nel 2015 hanno conquistato la medaglia d’argento al Mondiale a La Rochelle e il secondo posto nel Circuito Italiano. Tanto di cappello per questa atleta italiana, uno spirito libero che traspare da ogni poro. Appena la si conosce si capisce che è spinta oltre.

E a lei, giusto per iniziare ad assaporare un po’ il mare attraverso i suoi racconti, ho chiesto quale ruolo ricopre a bordo: “Io, siccome mi occupo anche di allenare il team col quale corro devo pensare a trasmettere tutti i dati delle performance nelle diverse condizioni meteo marine e di regate in modo da studiare insieme alla squadra quali sono i punti da sviluppare e quelli da evitare. Ogni componente del team deve inoltre occuparsi della propria preparazione specifica relativa al ruolo a bordo, la preparazione riguarda la tecnica, ovvero la conduzione della barca e la regolazione delle vele, la messa a punto del “mezzo” della quale ci occupiamo solo in due e nei periodi antecedenti alla competizione e poi la preparazione mentale che riguarda sia l’approccio alla competizione che l’applicazione del regolamento di regata e lo studio delle condizioni meteo marine”

So che a breve entrerai ‘in ritiro’, come si dice, per la preparazione. Dove avverrà?  “Sul lago di Garda. Effettueremo un ciclo di allenamenti che saranno seguiti dalla partecipazione all’ultima tappa del Circuito Italiano dove ci giocheremo il podio”

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Che tipo di emozioni ti regala una competizione come quella che ti sta aspettando?  “Sono Sempre molto motivata perché credo in quello che faccio e cerco sempre di offrire il meglio della prestazione e della disponibilità al team, perchè nella vela, regatando in equipaggio, quello che conta è il risultato di tutto il team e se metto a disposizione le mie competenze mantenendo il mio ruolo allora so che le energie saranno ben finalizzate. Alla fine quello che porta i risultati credo sia proprio questo, indirizzare le energie e le competenze nella giusta rotta e al momento giusto, soprattutto nello sport della vela dove le variabili sono molte e non tutte prevedibili, rimane quindi importare convogliare le situazioni inattese o le avversità in opportunità”

Ti ho lasciata che facevi parte di ben 4 equipaggi tutti maschili. E’ cambiato qualcosa nel corso di questi due anni?       “Come ti ho raccontato qualche anno fa, io ho scelto di regatare con equipaggi maschili perché in questo sport hanno più esperienza, c’è un mezzo, la barca, che richiede di essere portato al massimo delle prestazioni e in questo contesto gli uomini sono generalmente più portati, hanno maggiori attitudini. Patrizia, ti ho anche raccontato che per essere accettata ho dovuto dimostrare di acquisire le regole del team al maschile e anche il modo di affrontare tutti i contesti che riguardano una regata, la prima regola è non lamentarsi a partire dagli sforzi fisici e la sopportazione delle condizioni climatiche avverse. Continuo tutt’ora con equipaggi composti da uomini, devo dire che con i velisti che mi conoscono da anni c’è fiducia reciproca e non occorre fare specificazioni su quello che si deve o non deve fare a bordo; di recente però devo confessare che ho regattato con un noto velista che mi conosce da anni, ma col quale non avevo mai condiviso la stessa barca e devo dire che il debutto è stato che a cena non voleva che io fossi al suo stesso tavolo….poi regata dopo regata sono riuscita a collezionare dei complimenti come “brava”, “hai ragione”, “perfetto”……ma sai perchè? Perchè stavo svolgendo sufficientemente bene il mio ruolo e il gentile collega si accorgeva di caso in caso che era tutto a posto in quel settore”

E’ davvero incredibile che accada ancora, ma comprendo Irene. Fortunatamente noi siamo donne e di forza, anche quella della sopportazione, ne abbiamo per tutti. E tu lo stai dimostrando. Però mi sembra di capire che comunque ancora qualche discriminazione di genere tocchi affrontarla….    “ Si, ma le mentalità in generale stanno migliorando così come succede in tutti i settori, o per lo meno io mi accorgo che nei miei confronti sono sempre meno gli atteggiamenti di ammiccamento, se si tratta di aiutarmi oppure esclusione se si tratta di interventi tecnici, oggi posso affermare che nella maggior parte dei casi posso confrontarmi per le mie competenze in maniera inequivoca. Ritengo che le donne che praticano lo sport della vela a livello agonistico abbiano in certi ruoli, come timoniere per esempio per il quale è richiesta meno fisicità, molte più chance degli uomini in termini attitudinali ma avendo meno oppurtunità di fare esperienza, rimangono più scarse in termini di risultati, quindi forza giovani veliste imparate a timonare se ambite ad un posto a bordo di un top team.    Di recente ho ricevuto la richiesta da un prestigioso Yacht Club di formare un equipaggio femminile agonistico, sono molto motivata a mettermi in gioco IN questo contesto che pensavo non avrei più preso in considerazione, ma se si verificheranno le necessarie condizioni sarà una nuova stimolante sfida, ti terrò aggiornata…..”

Ci conto Irene…assolutamente! Magari, semmai faceste rotta su mari a me vicini, potrei venire a scattarvi qualche foto e sentirvi raccontare.

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Se non sbaglio nel tuo carnet, affollatissimo di competizioni importantissime, ci dovrebbero essere state anche le Olimpiadi.    “ Dal 2000 al 2003 ho partecipato ad una campagna di qualificazione olimpica con un equipaggio femminile, ma nonostante la vittoria al campionato italiano e ad alcune competizioni internazionali è emersa una certa incompatibilità tra di noi e lo scarso budget ha fatto il resto per portarci alla separazione. Mi dispiace perché col senno di poi penso che se avessimo stretto un po’ i denti forse sarebbe uscito ancora qualche buon risultato e magari la partecipazione alle Olimpiadi. Successivamente ho continuato a perseguire obiettivi agonistici con team femminili, ma le difficoltà a reperire disponibilità e continuità da parte delle altre veliste scarseggiava e di conseguenza non vi erano garanzie di risultati dignitosi, pertanto ho scelto di far parte di team con prospettive di maggiore continuità”

Ti rifaccio questa domanda, cos’è il mare per te?     “Anche se sono una specie animale terrestre, il mare è il luogo dove meglio mi confronto con la natura; il vento, le onde, la spinta al galleggiamento sono le energie principali che la barca riceve per muoversi sull’acqua e studiare, sentire, applicare le mie capacità per fare andare veloce quella barca mi rende felice, inoltre c’è la regata che è una competizione e per la quale ci si mette continuamente alla prova in tanti aspetti della nostra persona, prima di tutto l’adattamento, ovvero adattarsi alle condizioni meteo marine è fondamentale e questo significa anche rispettare la natura”

Non pensi mai al pericolo nel tuo sport?    “Il mio sport non è più pericoloso che percorrere l’autostrada, ci sono molte più probabilità d’incidente in strada che in mare. Certo anche in questo ambiente ci sono dei rischi, infatti il mio motto e quello dei velisti che frequento maggiormente è “stare franco”, ovvero in manovra mettersi sempre dalla parte dove ci si fa meno male o dove c’è la via di fuga”

Come vive a terra una persona come te che ha quasi sempre il mare sotto i piedi? la vita ne risente? Le cose/beghe/impegni quotidiani come li vivi? Ci vuole più grinta ad andare per mare o ad affrontare la quotidianità?     “La grinta serve per affrontare e superare le difficoltà che sono comunque sempre tutti i giorni relative al punto di vista che ognuno di noi ha e la necessità di affrontare e superare o meno quella difficoltà, dipende tutto da noi stessi, i successi e gli insuccessi, l’ambiente in cui vogliamo vivere e affrontare le nostre sfide può essere facile o difficile allo stesso tempo, dipende dalla prospettiva e dalle virtù che vogliamo mettere in gioco oppure lasciarle assopite dentro il nostro cassetto”

Infine, ad una donna con tanto carattere come te, che sfida il mare e gli uomini continuamente, che tipo di uomo piace?       “L’uomo che apprezzo è quello che accetta volentieri la condizione di avere la necessità della collaborazione di una donna non per debolezza o per compassione ma per consapevolezza”

Come posso salutarti nella maniera più appropriata per la tua professione e soprattutto in vista dei Mondiali in California?   “In America ci diciamo tranquillamente Good Luck! in Italia se dici buona fortuna sembra che ti vuoi fare un nemico, per quanto mi riguarda, considerato il mio amore per gli animali e la mia inesistente superstizione puoi tranquillamente dirmi “Buon Vento, in bocca al lupo e viva il lupo!!!”

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