La storia che sto per proporvi è arrivata in redazione alla radio, inviata direttamente da Alessandro che con la compagna Anna sono la famiglia della micina Jolie che per una svista si è persa e da loro è stata ritrovata grazie al suono di un armonica a bocca.  Leggetela e sono certa che vi commuoverà come è accaduto a me e ringrazio Alessandro che ha voluto condividere con questo mio blog che non a caso si chiama ‘gallinainfuga’, la loro emozionante esperienza. Anche perché il taglio editoriale seguito dalla radio presso cui lavoro non prevede spazi in cui potersi raccontare.

Questa è la storia del ritrovamento della nostra gattina di un anno e mezzo che abbiamo smarrito esattamente l’11 settembre 2018.

Dal carattere gentile, un po’ schiva e riservata, timida ma capace di slanci di un affetto immenso. Docile e mansueta si muove tra le suppellettili di casa col suo incedere felpato, come una ballerina classica. A tratti desiderosa di coccole che richiama con discrezione fissandoti con i suoi occhioni verdi. Le abbiamo dato questo nome francese perché ci è apparsa fin da piccola, raffinata ed elegante quanto una principessina.

La sera dell’11 settembre stavamo rientrando con lei, Nausica (la sorellina) e i suoi quattro cuccioli: Kioni (neve), Zucchero, Nani e Penelope, dopo una breve vacanzza al mare in Liguria. Facemmo una breve sosta nella’rea di servizio Stura est sulla Milano Genova e poi ripartimmo. Arrivati a casa, richiamandola per alloggiarla nella gabbietta, non l’abbiamo più trovata, sparita, volatilizzata!!

Presi dal panico abbiamo perlustrato il grande giardino condominiale più volte, ma invano.  Siamo dunque subito ritornati sui nostri passi, nell’area di servizio, a notte fonda. Una volta arrivati abbiamo iniziato a chiamarla a perdifiato, angosciati, con la pila scrutavamo tutti gli anfratti, il fondo dei camion allineati, il canale che delimita l’area e segna il confine con il bosco adiacente e abbiamo lasciato un nostro numero telefonico al personale dell’autogrill. Alla fine, stanchi e affranti, siamo ritornati a casa con la morte nel cuore.

L’indomani abbiamo subito contattato Angelo, un ‘pet detective’ che ci ha supportati nell’organizzare la strategia di recupero assistito, dandoci dei preziosi suggerimenti sulla metodica da applicare. E’ così partita la campagna informativa presso tutte le organizzazioni che operano sul territorio e nei paesi limitrofi al nostro, Asl, associazioni animaliste, ENPA. Siamo andati nei gattili dei paesi confinanti, negli studi e nelle cliniche veterinarie consegnando a mano la foto di Joli con il nostro disperato appello. Abbiamo affisso manifesti in tutti i luoghi pubblici, bar, tabaccherie, metrò, fermate dell’autobus, edicole, nei pressi della chiesa, gli ingressi dei cinema e di market, abbiamo anche inviato un appello a Radio Bruno e a tutti coloro che incontravamo di giorno o a tarda sera in compagnia dei loro cani e come segugi perlustravamo più volte i cortili dei box e il giardino condominiale nelle cui caselle postali infilavamo la foto della nostra gattina.

Trascorsi ben 10 giorni di ricerche senza avere nessun riscontro abbiamo deciso di ritornare nell’area di servizio dove avevamo fatto sosta. Siamo arrivati sul posto alla mattina di venerdì (era ormai l’undicesimo giorno che Joli mancava) e abbiamo subito attivato la ricerca prendendo pder prima cosa i contatti col personale dell’Autogrill e con il responsabile del distributore di carburante.

Inaspettatamente la responsabile, guardando la foto ci rispose “Ma questa gattina l’ho vista questa mattina presto, le ero vicina e mi sembra sia proprio lei!”

La conferma della sua presenza è arrivata poco dopo da un dipendente che aveva incrociato la sera prima un gatto simile, ma era buio pesto e quindi non poteva identificarla con precisione.

E ancora una signora addetta alle pulizie che abita nel bosco adiacente, amante dei gatti, ha preso a cuore il nostro dolore assicurandoci che avrebbe fatto il possibile per recuperarla se l’avesse vista aggirarsi dove solitamente invita a pranzare qualche gatto randagio che si aggira nell’area. Ma soprattutto è stata per noi un aiuto preziosissimo perché ha saputo tenere alta la guardia con tutti i suoi colleghi che si alternavano nei turni, con il passa parola.

Si è così spontaneamente innescata una straordinaria gara di solidarietà. Una comunità di persone a noi sconosciute sono entrate nella nostra storia diventandone loro stesse, protagoniste anonime, discrete, ma molto attente e partecipi.

Il marito di Paola, la signora di cui ho parlato prima, ci ha accompagnato con la sua jeep nel bosco verso i casali abbandonati, luoghi di ristoro, radure isolate dove si potevano annidare delle colonie feline. All’imbrunire rientrando nell’area, squillò il telefono: “Sono Valentina, ho visto, mentre sostavo, la vostra gattina, l’ho subito riconosciuta, avevo tra le mani la sua foto che tenevo perché era deliziosa e amo anch’io molto creature”.

Ci ha indicato anche l’area dove l’aveva incrociata, un piccolo parcheggio recintato e riservato ai soli dipendenti, a cui si accede da una porta scorrevole, adiacente al bosco e defilato dal flusso dei camion e delle auto “Ho tentato di avvicinarla, ma è sgattaiolata via”

La conferma di dove probabilmente aveva eletto il suo rifugio da cui usciva la mattina presto e la sera per cercare cibo in un’area dedicata alla raccolta dei rifiuti del bar ristorante, ci è poi venuto da un altro dipendente “Joli c’è, è qui, dobbiamo solo cercare di avvicinarla” Detto fatto abbiamo appoggiato la sua ciotolina con del tonno, ai limiti del bosco e atteso in silenzio per un po’: Niente non si faceva più viva né dava segno di sé. Siamo andati a cenare ritornando poco dopo. La ciotolina era stata letteralmente spazzolata. Sotto il riverbero della luna piena brillava come una stella! Quindi…era lì ed era pure affamata!

Ci siamo acquattati nel buio, si faceva ormai mezzanotte, in agguato come noi stessi due gatti. Ma lei non ne voleva sapere di farsi viva. Volevo, ormai incoraggiato dalle circostanze, passare la notte in macchina per intercettarla all’alba, ma eravamo molto stanchi, affaticati: una notte di riposo ci avrebbe fatto bene per recuperare le forze e riprendere la ricerca l’indomani.

Prima però di congedarmi da questa gattina fantasma e soprattutto spaventata mi sono avvicinata alla ciotola e ho iniziato a suonare la mia armonica a fiato solfeggiando le note che uso come richiamo quando non la vedo in casa, al mio rientro.

Le ho parlato ad alta voce “Joli se ci sei sai che sono qui e che sono venuto a prenderti…se vuoi esci, altrimenti sai che ci siamo e che non sei stata abbandonata”

L’ho salutata chiamandola per nome, mi sono allontanato sfumando le ultime note con l’armonica verso il bar per un ultimo caffè prima di partire. Stavo sorseggiando l’ultima goccia quando improvvisamente sento ad alta voce quasi un grido: “I signori della gattina…La gattina è qui fuori, accorrete, l’abbiamo vista!”

Con il cuore in gola ci siamo precipitati fuori e lei, la nostra Joli, era lì! Alcuni dipendenti pur di non farla scappare ancora una volta, le avevano fatto cerchio intorno confinandola poi in un angolo. Quando però Anna, la mia compagna, chiamandola dolcemente ha tentato di avvicinarla, Joli, quasi volesse farsi seguire da lei, è scivolata via e l’ha attesa un po’ più in disparte. Così finalmente per prima Anna ha potuto riabbracciarla.

Era accaduto un miracolo, una magia fatta di tenacia, determinazione, solidarietà e infinito amore. E’ stata un’esperienza emotivamente intensa, psicologicamente e fisicamente faticosa, per il dolore provato simile ad un lutto, ma altresì gratificante sul piano umano e affettivo. Inaspettatamente infatti ho conosciuto delle belle persone che hanno condiviso con me e Anna il nostro stato d’animo, dandoci una mano spontanea e sincera. Grazie a loro abbiamo trovato non solo Joli, ma anche degli amici.

Il nostro è stato un viaggio pieno di incognite, un percorso nel buio dell’anima fra la speranza di un’epifania e il dolore di un lutto annunciato. Durante questo cammino nei momenti di disperazione ho chiesto aiuto al mio angelo custode, mia madre, mancata circa un anno fa. Quella notte, quando mi misi a scrivere una lettera postuma che riposi nell’urna, Joli era lì con me, in silenzio, acciambellata sui miei piedi fissandomi coi suoi occhi: brillavano come lucciole nel buio della notte che c’era dentro e fuori di me.

Se l’avessi persa sarebbe stato un vuoto incolmabile. L’avevamo salvata la prima volta curandola da una brutta infezione agli occhi che ora risplendono come due smeraldi e tenuta insieme alla sorella Nausica, anche lei abbandonata.

Ho letto che nell’antico Egitto il gatto era venerato come ‘animale sacro, divino’ e considerato un tramite tra la vita e la morte. Guarda caso Joli è un incrocio tra il gatto europeo e quello chiamato Egyptian man. Tra la vita e la morte Joli ha scelto di vivere, anzi di sopravvivere con noi. Forse è stata Nausica che le era accanto a tenerla in vita. L’unica che durante quel viaggio aveva percepito la sua assenza. Si muoveva inquieta, i suoi occhi verdi incrociavano i nostri, inconsapevoli del destino che ci attendeva. Nn capivamo il suo miagolio insistente, ossessivo. Ora lo so, non era un miagolio, era un lamento, una richiesta d’aiuto, una…preghiera.

Ringraziamo con gratitudine tutti coloro che con la loro solidarietà e attiva collaborazione ci hanno dato la forza di non sentirci soli

Anna e Alessandro