Ogni evento traumatico, come è ormai noto, ancor più a chi lo vive, porta con sé ulteriori traumi che possono ripercuotersi sia fisicamente che psicologicamente. E l’emergenza sanitaria da Covid19 che stiamo vivendo a livello mondiale sta facendo tabula rasa di tutti i nostri punti di riferimento. Oltre ad aver seminato morte ovunque e a tutti i livelli, fregandosene dei ceti sociali e di ogni altro tipo di differenze che caratterizzano la specie umana, sta destabilizzando tutti noi consapevoli di avere di fronte un nemico invisibile che può insinuarsi nelle nostre vite in un attimo e cambiarle drammaticamente sia  sotto l’aspetto sanitario e che quello umano.

Non parliamo del disordine che sta provocando a livello economico. Psicologicamente è una bomba pronta ad esplodere se non si possiede una struttura interiore abbastanza forte da permettere lucidità ed equilibrio.

E’ per tutti questi motivi che negli anni si è realizzato il potere del sostegno psicologico rivolto a tutti coloro che rimangono coinvolti dall’emergenza, sia chi la vive da cittadino, sia chi sull’evento è chiamato ad operare.

Lo hanno dimostrato terremoti, incidenti stradali, ferroviari, aerei, drammi familiari. Oggi noi siamo dentro l’emergenza più grande, più imponente, più devastante, che la nostra società moderna possa ricordare.

Tutti questi motivi portano senza ombra di dubbio, le persone e gli operatori, ad aver bisogno di un sostegno psicologico.

In tempo di Covid 19 anche la modalità è cambiata, necessariamente. Infatti non potendo incontrare personalmente chi ha bisogno, non potendo mischiarsi fisicamente in nuclei di persone sopravissute all’evento, tutto diventa telematico o telefonico.

Una forza importante io trovo sia proprio il contatto telefonico, come dimostrano i risultati degli Sportelli d’ascolto che indietro nel tempo si chiamavano (e ancora in qualche caso si chiamano) ‘telefoni amici’.

A rispondere alle chiamate in genere psicologi o psicoterapeuti o assistenti sociali, personale altamente formato proprio sulla specifica emergenza per poter essere utile alla massima potenza. Come è forte il potere della voce, rassicurante, l’emozione che comunque viaggia da un capo all’altro del telefono, il sentirsi ascoltati e soprattutto compresi nella difficoltà emotiva, non giudicati e soprattutto indirizzati verso la risoluzione.

Per motivi di lavoro la mia strada ha incrociato quella dello ‘Sportello d’Ascolto? del Nuovo Intergruppo Parma, associazione di volontariato che fa capo al Coordinamento Provinciale della Protezione Civile. E’ stato attivato immediatamente, intorno ai primi di febbraio. E’ un servizio gratuito operativo tutti i giorni dalle 9 alle 19 a questi numeri: 3394033298 oppure 3491855002.

Io ho contattato la responsabile del servizio, la psicologa Marta Viappiani alla quale ho chiesto innanzitutto chi in maggioranza si sta rivolgendo allo sportello telefonico

Noi come equipe psicosociale nelle emergenze della Protezione Civile di Parma, abbiamo messo in atto tutta una serie di ascolto alle telefonate che possono arrivare da chiunque, dai medici ai soccorritori, dal personale sanitario alla cittadinanza, alla nostra comunità. Fino ad oggi si è rivolta a noi in massima parte, proprio la cittadinanza, le persone che chiamano perché hanno paura, hanno attacchi di ansia e chiedono a noi un supporto. Ancora le altre categorie non ci hanno interpellati,  ma le aspettiamo più avanti”

Potrebbe essere che sono ancora troppo attivi sull’emergenza per avere solo un piccolo spazio per realizzare di aver bisogno di un supporto psicologico?

 “Sì sì, lei ha ragione, secondo me è proprio per il fatto che lavorano 12-14 ore al giorno io. Sia i medici che gli infermieri, ma anche i nostri volontari, fanno dei turni lunghissimi che implicano tante mansioni, a partire dalla sanificazione delle ambulanze, al trasporto dei pazienti, all’accoglienza, alla cura e alla gestione dei pazienti e tantissimo altro ancora. Io sono convinta che arriveranno tutti nel corso di questa estate, quando probabilmente, come si spera, la tensione si sarà allentata dando spazio alla percezione di se stessi e dei vuoti o degli stati emotivi in crisi. Oggi tutte le loro energie le mettono a disposizione del ruolo che ricoprono”

E per quanto riguarda invece quelli che chiamano, quali sono le domande che vi rivolgono con maggiore frequenza?

“Io ho ricevuto  tutta una serie di richieste da parte di persone che hanno perso i propri cari, come una signora rimasta vedova a causa del Coronavirus e che ora era terrorizzata per sé e per i figli.

Ho ascoltato persone che hanno perso il papà, con la mamma positiva in ospedale e non sapevano come comunicarle il decesso. Ho ricevuto telefonate di persone sole, sotto attacco di panico e con crisi di ansia, ho anche ascoltato persone che avevano molta rabbia perché incapaci di trovare un colpevole a tutto questo, al perché del virus che sta seminando morte e terrore come in una guerra,  perche’ si vorrebbe trovare un caprio espiatorio… Ho ascoltato persone piene di inquietudine.

Poi c’è un altra problematica non meno importante, un senso di ruminazione. Con il bombardamento (e continuiamo ad utilizzare termini bellici) mediatico in atto, la gente non pensa ad altro, pensa solo al virus, non parlano d’altro e sono spaesate e spaventate. Questo produce molta irritabilità, preoccupazioni, insonnie, inappetenze, disturbi gastrici, coliti, tutte sintomatologie psicosomatiche, ma che portano le persone a pensare di covare i sintomi del virus. In questo caso il nostro compito ovviamente è anche quello di indirizzarle al loro medico di base”

Per chi non l’ha mai provato un supporto di questo tipo probabilmente non si rende conto di quanto anche solo la parola di una persona, esperta ovviamente, possa essere di sollievo di supporto

 “Sì sì ha ragione, io mi sto accorgendo di una parte proprio di persone che non mi aspettavo, persone che si mettono nelle nostre mani e ci chiedono cosa possano fare e/o cosa noi ne pensiamo. Certo è gratificante da una parte, ma dall’altra parte ti riempie di responsabilità per cui stiamo attentissimi. Noi siamo una rete di psicologi e psicoterapeuti a rispondere alle chiamate del nostro Sportello e ogni giorno ci confrontiamo tra di noi, facciamo alcuni debriefing per organizzare sempre al meglio la nostra attività di supporto e siamo anche molto contenti di quello che possiamo offrire in questa emergenza”

Ci sono consigli pratici e spiccioli che potrebbe rivolgere alle persone per poter vivere meglio questa nostra imbrigliata quotidianità?

Intanto vorrei che siano consapevoli che tutti i sintomi che ho elencato sono normali, sono la nostra difesa ad un evento assolutamente anormale, quindi intanto dobbiamo normalizzare lo stato emotivo alterato per  non farci trasportare dalle paure ed ansie che emergono. Poi bisogna assolutamente che si spengano per un tempo consistente i social, le radio e le tv proprio per quello che dicevo prima, tutta la comunicazione oggi, in ogni momento della giornata è focalizzata sul virus. Invece sarebbe sufficiente seguire una o due volte al giorno un notiziario di fiducia per avere gli aggiornamenti, per poi fare/vedere/ascoltare altro.

Un altro metodo che può regalare grandi benefici è quello delle tecniche di rilassamento, per chi le conosce, come lo yoga, la mindfulness, il training autogeno,…Per chi invece conoscesse poco o addirittura nulla, nel web c’è tanto materiale per poter imparare, tanti tutorial.

Un altro espediente è quello di ritrovare le proprie passione, imparare a ritagliarsi del tempo per..riprendere a leggere? A scrivere? A cucinare? A disegnare? A comporre musica?…e quanto altro.

Insomma dobbiamo trovare tutte le forme a noi naturali appunto per indurre in noi una normalizzazione dello stato emotivo, piuttosto che poi ricorrere a farmaci o psicofarmaci. In questa situazione anormale, sta a noi, normalizzare