Ho scoperto per puro caso, ma certamente grazie alla mia instancabile curiosità, alcune opere di Chopin, tanto che ho acquistato lo scorso anno il doppio cd “Fryederyk Chopin 1810 2010” di Arthur Rubinstein e come sempre faccio, per ascoltare davvero la musica, guido. Approfitto dei tragitti quotidiani per ascoltare con attenzione la musica.. mi scappa anche di cantare a squarciagola e battere il tempo..quando proprio ho la necessità di scaricare energia. Ovviamente nella cura di una guida meticolosa, viaggiare in sicurezza è il primo dei miei pensieri, poi arrivano i ‘pensieri’ oppure la voglia di ‘musica’.

E così quel giorno inserisco nel lettore della mia 500 Grigio Pompei uno dei due cd della confezione e rimango letteralmente rapita dal Notturno OP. 27 n.2, in re bemolle maggiore che ho scoperto essere stato dedicato alla Contessa d’Appony ed è “tra i suoi più ispirati e famosi”, così leggo e riporto. Ma non ho dubbi

Le note sembrava mi stessero parlando, che stessero raccontando cose, che le sussurrassero, che tutte le note fossero d’amore in una intensità che andava crescendo di passaggio in passaggio. Nel gergo giornalistico avrei detto che c’è un inizio, un centro e una fine. Cercando maggiori informazioni ho poi scoperto che la composizione, datata fra il 1834 e il 1835, Chopin l’ha strutturata proprio in tre parti e non seguendo la consueta struttura A-B-A

Delicatissime le note in quel ‘periodo’ che ho definito di apertura, di accompagnamento. E’ stato come essere trasportati indietro di un centinaio di anni, riassaporare sguardi, emozioni, rossori, che il progresso e la libertà dei costumi hanno cancellato. Mi sono innamorata di questo notturno che continuo ad ascoltare in loop ogni volta che sento di essere in armonia con me stessa. Quel piano, quei tasti che creano un’atmosfera magica, lungamente di attesa. Poi come in un battito di ali, il ritmo accelera e la toccata delle dita sui tasti diventa più decisa e più corta. Poi torna ad ammorbidirsi. Una vera estasi.

Non è un caso che Chopin, nato sotto il segno dei Pesci (22 febbraio), sia stato definito “uno dei grandi maestri della musica romantica, talvolta definito «poeta del pianoforte», il cui “genio poetico” è basato su una tecnica professionale che è “senza eguali nella sua generazione

Grandi i suoi amori, è non sarebbe potuto essere altrimenti. Tanto è vero che uno dei periodi più produttivi per Chopin fu coincise con un breve e infelice soggiorno a Maiorca, tra il 1832 e il 1839, con la scrittrice francese George Sand con cui ebbe un’intensa relazione durata sette anni, poi la Sand lo lasciò. Dopo la separazione dalla scrittrice e l’aggravarsi della sua malattia (il compositore soffriva di tubercolosi), Chopin, come leggo, cadde in una profonda depressione che forse accelerò la sua morte. Dopo aver lasciato la residenza in cui viveva con la Sand compose sempre meno, fino al silenzio totale.  Chopin morì a Parigi a 39 anni di tubercolosi.