.. che è un libro, ma è anche un mappamondo, così come viene descritto in quarta di copertina.

Nel suo viaggio apparente eppure così trascinante di Schiavon per il mondo, si parte e non si arriva, anche quando ci sembra di giungere ad una meta, che è allo stesso tempo il punto di partenza. Non a caso “In nessun posto” è il titolo dell’ultima tappaRoberto Giardina, che ha firmato la prefazione

A proposito di tappe, questo mio, questo suo, questo nostro viaggio, cade a fagiolo, in pieno Giro d’Italia, la più celebre gara di ciclismo italiana, inutile anche specificarlo!

Ma torniamo al nostro “Giramondo”. Racconti di Gianluigi Schiavon, Giraldi Editore

Desidero premettere che il mappamondo è uno dei miei oggetti del desiderio. Sono innamorata dei mappamondi, e adoro le cartine stradali, topografiche, gli atlanti. Qualche anno fa mi sono regalata un enorme libro, cartine topografiche dell’Italia. Potrei starci ore su quelle pagine, perciò quando ho incrociato l’uscita di questo libro mi sono detta “Vietato lasciarselo scappare”. Scoprire poi che l’autore è non solo un collega, ma è il vicedirettore de “Il Resto del Carlino” e de “ilrestodelcarlino.it”, quotidiano a tiratura nazionale su carta stampata il primo, testata online il secondo di stessa caratura, mi ha, confesso, stuzzicata ancora di più.

Gianluigi Schiavon, seppur abbia origini in altro territorio italiano, è a tutti gli effetti emiliano. Proprio per ricoprire questo incarico, Bologna è diventata la sua casa. Prima di approdare però al Carlino Bologna, ha lavorato per il Quotidiano Nazionale che include in effetti tre testate giornalistiche tra cui proprio il Resto del Carlino. Come si dice, ha continuato a giocare in casa. Ma nel suo percorso professionale c’è anche La Repubblica e altre testate giornalistiche. A tutto questo si aggiunge la sua carriera come scrittore.

E attraverso questa intervista ho potuto capire più specificatamente il senso del ‘viaggio’ insito in lui. Il mio, di punto di partenza, è stato ovviamente, la scrittura. Il libro scorre via ‘leggero’. Di certo il mestiere di giornalista marca molto il suo stile che riesce ad essere diretto, chiaro e dritto alla ‘meta’, senza tanti ingarbugliamenti mentali, circumnavigazioni di situazioni o stati d’animo. Sei d’accordo con me Gianluigi o è solo un’impressione soggettiva?

“Domanda impegnativa. Posso dire che ho sempre scritto così, nei primi articoli come nei primi libri. Mi piace che il lettore sia accompagnato da chi scrive, che ci sia tensione nella lettura, che ogni riga trascini alla successiva, che sia una specie di viaggio, più o meno veloce, verso il finale, si tratti della conclusione di un articolo, di un racconto o di un romanzo . Questo, almeno, è l’obiettivo. Poi, ogni volta, la sfida è riuscirci. Certo, il giornalismo con i suoi spazi spesso limitati è una buona palestra per tutto questo. Vale però anche il contrario: la prosa può aiutare il giornalismo, offrire qualche consiglio, un articolo ben scritto resta meglio impresso in chi legge, assieme alla notizia in questione. Per i libri come per i giornali uno stile diretto e chiaro, ma che non trascuri la ricerca del bello, è utile per non perdere il lettore per strada”

Quando ho letto nell’introduzione di 44 romanzi in uno, non potevo crederci. Sono andata a contarli tutti scorrendo l’indice e in effetti sono proprio 44 romanzi. Ma è in questo caso la ‘parola’, il ‘il termine’ che deve farci riflettere. In genere quando si compiono queste operazioni si parla di racconti, qui di romanzi. Una questione più corposa. E’ nata così o è stata una scelta a priori?

Un racconto è un romanzo. Si può raccontare l’essenza di una vita, un sentimento, un desiderio, una delusione in venti righe o in duecento pagine. Certo, l’importante come dicevo, è mantenere alta la tensione della lettura. In fondo si può scrivere un romanzo che di capitolo in capitolo sia un susseguirsi di racconti. Comunque, scrivere un racconto breve o brevissimo, se funziona, è una grande soddisfazione. Giramondo è nato così: è un viaggio a tappe, e una tappa non può mai essere per sempre, dopo un po’ il cammino deve ricominciare. Ma ogni tappa, anche breve, può nascondere un romanzo”

Prima ancora di approfondire il libro con i suoi 14 Paesi, cos’è per te il viaggio? Perché incentrare sul viaggio tante storie? Anche se forse parlare di viaggi non è proprio esatto. Mi sembra che tu nello scrivere sia già sul posto e ogni protagonista è lì che vive.

Nelle mie storie il paesaggio è spesso anche personaggio. L’ambientazione non è mai semplicemente sfondo. In questi racconti, in posti che ho visitato, raccolgo un dettaglio, l’espressione di un uomo, la preghiera di un vecchio, il bacio di una donna e parto da lì. Quella preghiera, quel bacio sono legati al luogo in cui li ho trovati. Spesso non potrebbero essere altrove. E suggeriscono l’inizio di una storia da completare dove paesaggio e altri protagonisti dialogano tra di loro”

Ci sono 14 Paesi in cui fai accadere ‘le cose’. Come è avvenuta la scelta?

Le cose che, come dici tu (e ti ringrazio dell’espressione), “faccio accadere” in Giramondo, sono “accadute” prima negli appunti contenuti in decine di bloc-notes che riporto a casa dopo ogni viaggio. Se sono finiti in quei bloc-notes spesso quegli appunti diventano storie. Questo è il mio criterio di scelta”

E allo stesso modo, devi conoscerli molto bene perché ogni racconto è incentrato su qualcosa di particolare di quel Paese

Sì, i posti di Giramondo li conosco bene. Alcuni meglio di altri. Ma tutti, si sono “presentati” a me con una specie di saluto: l’offerta di uno spunto rivelatore, come una verità svelata o una sorpresa”

Perché hai deciso di aprire col Brasile?

“Il Brasile è un buon posto per iniziare perché è lontano e ciò che è lontano, e diverso, spesso è anche naturalmente misterioso. E quindi da esplorare

… e terminare con ‘In nessun altro posto’?

Il viaggio si conclude in Nessun Posto, perché così ho chiamato il luogo del desiderio, della speranza, e di tutto ciò che ci è stato negato. Quindi è un luogo che esiste. Un buon posto da cui ripartire”

Quale Nazione di quelle che sono state il teatro dei tuoi romanzi in “Giramondo” ti ha regalato più emozioni?

“I posti più emozionanti visti e raccontati? Vorrei dire tutti. Ma non dimenticherò mai la forza diabolica delle cascate di Iguaçu in Brasile, la disperazione in certe strade del Queens e la poesia di Londra, dove ho vissuto da bambino”

Quello invece più difficile, più ostico?

Nessun luogo è ostico o difficile. E se lo è basta, sapersi avvicinare, magari chiedendo il permesso di entrare. Come le favelas di Rio o un vicolo di Marsiglia”

All’Italia hai dedicato più spazio, ben 11 romanzi e anche in questo caso hai scelto situazioni specifiche. Quali muse ti hanno ispirato?

Il viaggio in Italia raccontato in Giramondo parte dalla costa affacciata sul canale di Sicilia e arriva in cima alle vette del Catinaccio, sulle Dolomiti. Non so se posso parlare di muse, ma certo mi hanno ispirato spesso l’arte di pittori e scultori italiani o l’arte naturale di panorami e scorci del nostro Paese

Come hai vissuto la stesura di questo libro? Con quale stato d’animo? Nostalgico, avventuroso, curioso, appassionato,…?

Passione e divertimento, di sicuro mi hanno accompagnato nella stesura del libro. Ma anche l’atmosfera avvolgente di notti passate con la mente in altri posti e l’emozione delle mattine in cui mi svegliavo e rileggevo quello che avevo scritto, a volte sorprendendomi”

La tua professione ti ha portato spesso ad allontanarti dalle tue radici, ma a Bologna hai sempre dedicato più spazio, anche nella scrittura. Cos’è per te Bologna?

Io sono nato a Padova e ho vissuto in molti altri posti. Ma Bologna è la città che mi ha adottato, dove sono cresciuto, dove lavoro, dove è nato mio figlio, dove conservo ricordi e sensazioni. Non potevo non scriverne”

Hai dedicato il libro a tuo fratello Nicola. Se posso chiedertelo, perché proprio a lui?

Perché è mio fratello. E perché anche lui è un Giramondo. E’ professore all’Università di Evora, in Portogallo e si occupa di Archeologia e Conservazione dei Beni Culturali. Perciò è sempre in giro da una nazione all’altra e da un continente all’altro a studiare siti archeologici o cattedrali gotiche. Quando gli telefono non so mai da dove mi stia rispondendo

Questa è libera….

“Solo una cosa: se avrete voglia di leggere Giramondo, permettetemi di augurarvi buon viaggio”