Come sempre sono i più piccoli ad insegnarci l’arte della purezza senza muri divisori, sono i più piccoli che attivano istintivamente quella forza che oggi diremmo ‘sociale’ e che per molti adulti è diventata al contrario una montagna da scalare, irta di difficoltà e con molti preconcetti.

Quando aprendo il quotidiano ho letto la notizia di questa iniziativa ne sono rimasta affascinata. Gli alunni della 3° C della Scuola Elementare Maria Luigia di Parma, sostenuti dalla loro maestra Antonella Montecchi, hanno espresso il desiderio di lasciare ai ‘posteri’, ai loro coetanei del 2040, tutte le emozioni più importanti e i messaggi legati a questo ultimo anno terribile. Raccontare oggi per non dimenticare domani cosa vuol dire vivere una pandemia, un dramma collettivo che ha messo a repentaglio la vita di tutti gli abitanti della nostra Terra. Milioni i morti che il Coronavirus ha provocato, famiglie distrutte, spezzate, città intere isolate, silenziate, obbligate alla desertificazione. Un lookdown pesantissimo lo scorso anno ha coinvolto tutta l’Italia ed è proprio in quei mesi che i piccoli della 3° C stimolati dalla loro attenta maestra, hanno chiesto di poter scrivere delle lettere per raccontare cosa hanno vissuto, come lo hanno vissuto e cosa tutto questo ha provocato in loro.

Quest’anno, nel pieno della seconda/terza ondata di Covid19 la classe ha maturato la voglia di riprendere quelle lettere e aggiornarle ad oggi, implementando il materiale con messaggi e disegni. Per poi lasciare custodito tutto questo in una “Capsula del Tempo”. Una volta sigillata i bambini l’hanno sotterrata nel giardino della scuola. Per segnalarne la presenza in previsione dell’apertura nel 2040 da parte di quelli che potrebbero essere i nuovi piccoli alunni, una targhetta che il papà di uno dei bambini ha creato appositamente.

Un’iniziativa che un po’, confessiamolo, solletica quel desiderio inconfessato cullato da tutti noi almeno una volta: chiudere un messaggio in una bottiglia e lasciarlo viaggiare verso l’ignoto nelle acque dei mari.

Anziché ‘sbobinare’ come si dice in gergo, il testo delle interviste che ho effettuato a maestra e allievi, in questa occasione preferisco invitarvi ad ascoltare le loro voci,  perché saranno loro stesse ad emozionarvi. Ascoltatele

Ad iniziare dalla maestra Antonella

Ai 6 alunni di 3° C che sono stati sorteggiati come portavoce dell’iniziativa, ho chiesto perché l’idea della Capsula del Tempo era così tanto piaciuta

E sempre agli stessi alunni ho chiesto cosa avessero inserito nella capsula, ma anche come la pandemia li avesse condizionati/cambiati