(la foto di copertina è tratta da www.ariannaeditrice.it)

Premetto che questa intervista l’ho effettuata per Radio Bruno e considerando il tema, talmente delicato quanto importante, ho il desiderio di condividerla con più persone possibili, perché possa essere stimolo e aiuto. La dott.ssa Squarcia è stata illuminante

Inutile sottolineare le difficoltà e le sofferenze che la pandemia ha generato e sta generando. In mezzo c’è un mondo ancora inesplorato per molti adulti, quello dei giovani e giovanissimi. Proprio un ‘mondo di mezzo’ che per sua natura è il più inquieto e che le restrizioni, la cattività, l’isolamento hanno acuito le caratteristiche. E se la tecnologia si è dimostrata quasi salvifica soprattutto nell’ambito dell’istruzione, seppur con tutte le sue manchevolezze, dall’altro lato ha creato uno spazio, quello del virtuale, in cui giovani e giovanissimi, forse i più fragili fra loro) hanno trovato la loro ‘stanza’, con tutte le conseguenze che ne derivano.

Per capire meglio e soprattutto sapere come essere d’aiuto in quanto genitori e adulti, ho interpellato la dott.ssa Antonella Squarcia, Responsabile di Neuropsichiatria infantile e adolescenziale dall’Ausl di Parma

 “Io credo che si sia acuita molto la solitudine dei giovani di oggi, una solitudine che era già presente nella vita dei nostri bambini, dei nostri adolescenti prima della pandemia. Chiaramente questo distanziamento ha determinato un aumento molto significativo del senso di solitudine e quindi il bisogno di riempire questi spazi e il risultato è proprio quello di diventare dei frequentatori del virtuale in modo incontrollato.

L’altro dato molto significativo è stato che gli adulti hanno fatto un po’ pace col mondo virtuale a seguito della pandemia e quindi anche tutta quella sorta di filtro di controllo che mettevamo in atto è venuto meno. Questo ha determinato un uso non controllato di tali strumenti che portano poi ad una pericolosità estrema. e quindi tutti accedono a tutto.

Quella distinzione che per me prima era molto concreta, cioè se stai studiando stai studiando sul libro al tavolo, o se stai andando a scuola, eccetera,.. adesso non è più chiara ed è partito tutto durante il lockdown. La didattica a distanza, la nota DAD,  ha confuso i genitori che non si sentono più legittimati a intervenire, controllare, mettere da parte il cellulare, il computer, perché è stato e lo è ancora, uno strumento fondamentale. Soprattutto per gli adolescenti che frequentano le superiori. Per loro oggi è ancor più indispensabile.

E’ stato lì che noi adulti/genitori abbiamo perso il confine del controllo. C’è stata la confusione rispetto a ‘mio figlio sta studiando, sta lavorando, sta operando’ oppure al contrario ‘ sta chattando in modo ‘discontrollato’”

Una complicazione non da poco nell’educazione dei figli non riuscire più a stabilire i vari momenti della giornata in cui si può fare o non fare cosa..

E’ vero, gli adulti non sono più in grado di svolgere la loro funzione protettiva. E’ un problema che avevamo già molto prima, comunque, nel senso che questa solitudine che noi registriamo nei preadolescenti era già una solitudine estrema prima del lockdown. Il mondo virtuale seda tutti gli stati emotivi di angoscia, la anestetizza.

Noi potremmo dire in modo semplicistico che occupa lo spazio della noia, in realtà non fa solo quello, perché sedando tutte le angosce, le paure, lascia spazio ai ragazzi di scegliersi le identità tra le più disparate, tutte quelle possibili. Credo che ci sia una sovrapposizione. La pandemia ha dato un’accelerazione a qualcosa che però era già in corso.”

Tra l’altro riguarda un’età ricchissima di pulsioni. Forse è per questo che ha un margine d’azione più ampio e veloce

“ Sicuramente, pulsioni che arrivano all’interno della mente, del corpo dei nostri bambini, adolescenti, molto prima che i genitori siano pronti ad accoglierle. Quindi c’è proprio un aspetto mentale e corporeo, non sempre sincronizzati tra loro. Perciò questi stati d’animo, pulsioni, aggressività evolutiva, indispensabile alla crescita, spesso non riescono ad essere colti dai genitori che non le riconoscono e non riescono a dare loro uno spazio dentro le mura domestiche.

Inevitabilmente i ragazzi sfogano nel canale virtuale tutto questo, perché al contrario dei genitori, la rete è sempre pronta ad accoglierli, anzi, è sempre pronta a guidarli. Tu fai una domanda e i canali social o del web in genere, la  intercettano immediatamente, sono sempre pronti ad accogliere quelli che sono gli stimoli per poi  portarti, guidarti in modo anche perverso..”

Forse c’è un meccanismo particolare che scatta sia nei genitori che in genere nel mondo degli adulti di fronte a questo universo di pulsioni, di stimoli, di stati insiti alla crescita della persona che hanno la necessità di uscire, di essere scaricati, di essere elaborati dai giovani. Generalizzando ovviamente, genitori e adulti è possibile che cerchino, al contrario, in qualche modo, di frenarli, ostacolarli, se non addirittura zittirli, come metterci un tappo sopra. Non sarebbe il caso di imparare una modalità per aiutare in maniera consapevole e il più equilibrata possibile, la comprensione di tutto questo ‘inferno’ che agita il mondo adolescenziale?. E’ l’età deputata in cui queste emozioni forti e contrastanti nascono, crescono e hanno bisogno di aria

“ Sono assolutamente d’accordo e aggiungo che la tematica maggiore è il dolore, la sofferenza. La sofferenza nell’età di transizione, dall’età infantile a quella adulta, quindi tutto il periodo dell’adolescenza, è un aspetto indispensabile. Noi dobbiamo entrare in contatto con la sofferenza. Il paradigma della nostra vita. Da bambini diventiamo delle persone adulte e gli adulti sono molto poco preparati a poter accompagnare il dolore nei loro figli.

Questa è l’emozione che mette in scacco l’adulto che fa di tutto purchè questa sofferenza non ci sia. Il genitore asseconda il figlio alla luce del fatto che nella nostra testa di adulti il dolore è qualcosa che va rimosso, non va visto. Veder piangere un figlio, un adolescente, è qualcosa che oggi è ritenuto impossibile da pensare. In realtà è uno scatto indispensabile nell’evoluzione. Siamo noi che assecondiamo i nostro ragazzi, i nostri bimbi, a trovarsi delle identità che funzionano se nel mondo reale li fa soffrire. Questo è un circolo perverso”

Cosa può consigliare agli adulti, lanci un messaggio:

“Il messaggio che mi sento di lanciare è che vanno sempre comprese le motivazioni che portano ad avere certi comportamenti. Il genitore è assolutamente in grado di capire e deve sforzarsi di essere in grado di capire, anche con l’aiuto di insegnanti, parenti vicini, pediatri, qual è il motivo che porta i loro giovanissimi figli a fare delle cose. Non decliniamo da questo compito che è il nostro compito come genitori, di comprendere qual è il motivo che li porta ad essere a volte così dipendenti da questa rete. L’attenzione, il pensiero, l’esternazione,.. c’è sempre un motivo per cui certe cose succedono. La comprensione delle motivazioni di ciò che accade è l’unico strumento che abbiamo. Può sembrare essere uno strumento complesso, ma che in realtà è molto facile in una quotidianità attenta a quello che succede nella vita dei nostri figli”

Patrizia Santini