Con questa semplice definizione, ‘La Psicologa’, includo nel mio viaggiare anche questo spazio dedicato ai temi di maggiore attualità attraverso un’analisi professionale di psicologi e/o psicoterapeuti.

Questi giorni purtroppo, oltre ai lutti causati dalla pandemia, tornano sulle pagine dei giornali quelli che ormai abbiamo, ahimé, imparato a conoscere sotto il nome di ‘femminicidi’. Ma a morire fisicamente nel sanguinoso fatto di cronaca accaduto a fine giugno a Margno, in Valsassina, nel lecchese, sono stati due bambini, Elena e Diego. I fratellini sono stati uccisi dal padre che non accettava la separazione dalla loro madre, Daniela. L’unica superstite della famiglia, che però, distrutta, dilaniata da una tale tragedia, è comprensibile credere, interiormente abbia finito di vivere.

A riflettere su questo dramma familiare, la psicologa Anna Pace

“Ebbene sì, questo è il titolo delle mie riflessioni alla tragedia provocata da un tale signore Mario Bressi che ha ucciso i suoi figli e, solo dopo, ha deciso di farsi fuori. Mai che lo facciano prima, per risparmiare morti e dolori alle persone che fanno parte della loro vita. Si, al di là, della “ compostezza” che ci si aspetterebbe da una psicoterapeuta, io voglio manifestare tutto il mio sdegno, soprattutto verso coloro che hanno parlato e scritto di questa storia, in termini di “ il dramma dei padri separati”. Il torturatore omicida l’ha avuta vinta fino alla fine, facendosi passare come la vittima di una separazione che non avrebbe voluto. Ma lui non era la vittima, le vere vittime sono stati i suoi figli, i gemelli 12enni, che sono morti per mano sua e la ex moglie che ha subìto e subirà a vita un “femminicidio per procura”.

Mario Bressi, non ha ucciso la moglie, ma è comunque riuscito a distruggerla, uccidendo i figli. Quando accadono queste tragedie mi sembra di leggere la storia di un narcisista maligno, come li definisce la criminologa Roberta Bruzzone, in un suo libro che consiglio a tutti di leggere, “IO  non ci sto più” edito da  DeAgostini.

I Narcisisti Maligni, secondo la Bruzzone, considerano le persone oggetti che devono servire a potenziare la loro scarsa autostima, il loro Io ipertrofico. Gli altri, compagna/compagno, figli, non vengono considerati da lui/lei persone con una propria identità, ma solo strumenti per allargare la loro sete di onnipotenza e visibilità.

E anche questa volta abbiamo un pseudo padre che è riuscito fino alla fine a far parlare di sé e a farsi passare da vittima. “Ma come, “ ho perso il controllo su di te, hai il coraggio di lasciarmi? E allora io te la faccio pagare lasciandoti affogare in un rimorso estremo che ti accompagnerà fino alla fine dei tuoi giorni.”

Il nutrimento del narcisista sono le persone che lo circondano, lo aiutano ad essere al centro dell’attenzione e riflettono l’importanza che lui ha di sé stesso. E’ nel momento in cui l’altro si sottrae che subentra la rabbia cieca e con essa il desiderio di distruzione.

Il sanguinoso fenomeno del ‘femminicidio’ sempre più si allarga alla violenza sui figli, come se, la violenza di questi uomini, incapaci di accettare la fine di una relazione, debba rivolgersi contro la prole per colpire ancora di più la donna che si vuole punire, per annullare ancora di più la dimensione famigliare che si è costruita e non si accetta che possa continuare ad esistere. I figli. Le ex compagne, sono vissuti come un possesso.

 Ratio e Furor, Mens et Cupido, ragione e furia, la mente e il desiderio, colludono in Medea che uccide i figli per vendicarsi di Giasone, che l’aveva abbandonata per Glauce, è la tragedia che racconta a Euripide nel 431 a.C. Un dramma terribile e sempre attuale ogni volta che la cronaca ci riporta casi di uccisioni di figli da parte di uno dei genitori.

L’aggressività viene spostata dal reale oggetto del risentimento ( marito/moglie) verso il figlio, che rappresenta il frutto di tale unione”