Caro Massimo, grazie infinite per la Sua disponibilità. Parliamo del Suo libro: “L’astronauta dal cuore di stagno”. Perché’ questo titolo? Siamo tutti degli astronauti?

Ciao, grazie a voi per lo spazio concesso.  Aleida, la protagonista di questo romanzo, è una giovane mamma di  appena diciannove anni. Da bambina sognava di diventare un’astronauta. Volare, esplorare l’universo, lo spazio, il cielo. Quando perde sua figlia cerca di immaginare che ora sia la sua bambina a viaggiare tra le stelle e il sole, come una piccola astronauta il cui amore protegge il cuore della madre. Un po’ come fa lo stagno che protegge gli altri materiali dagli agenti atmosferici.

Come riesce, uno scrittore, a raccontare la perdita perinatale e, quindi, la vita di una donna in un modo così profondo e sensibile?

La scrittura di questo romanzo è stata portata avanti a piccoli passi. Innanzitutto c’era il racconto di questa giovane donna: ma in realtà più che i fatti a me interessava riuscire a cogliere i dettagli. Le emozioni, il dolore, i pensieri che forse non aveva mai confidato a nessuno. Poi, serviva del tempo per rielaborare questo bagaglio emotivo fortissimo. Passavano settimane in cui cancellavo più di quanto scrivevo. Fino a che ad un certo punto ogni singola parola del libro combaciava con quello che avevo ricevuto e che volevo passare, un po’ come un testimone.

Perché’ ci consiglierebbe di leggere questo libro? Cosa e come ci potrebbe far cambiare questa lettura?

E’ una storia vera: raccolta, scritta e trasmessa con il cuore. Non aspettatevi dettagli medici o un elenco infinito di avvenimenti. Non è questo quello che troverete. Perché nel libro voglio solo cercare di raccontare il dolore così immenso di una giovane mamma. Quello che io ho imparato scrivendo questo libro è che spesso chi non vive questo dolore fa molta fatica a relazionarcisi. Quelle che possono sembrare frasi d’incoraggiamento sono spesso frasi senza senso. “Avrai un altro figlio” oppure “sei giovane, riprovaci”. Ripeto, le persone lo fanno con il migliore degli intenti ma non capiscono che hanno a che fare con una mamma che ha perso il suo bambino. In quel momento la cosa migliore è rimanere in silenzio e accogliere questo dolore.

Ringraziamo per la preziosa e consueta collaborazione l’addetta stampa Simona Mirabello