E’ un universo che sembra vivere ai margini di tutto, è poco trattato, poco soppesato, poco considerato. Un fanalino di coda, insomma. Come non vederne al contrario, le tante potenzialità? A frequentare le scuole serali è solamente gente fortemente motivata, che sacrifica spesso il proprio tempo libero, sono persone che desiderano in alcuni casi riscattarsi, trovare il loro posto nella società, migliorarsi, arrivare.

Ho trattato proprio questo tema con Roberta Roberti, un’insegnate di Parma che per anni è stata docente alle serali e ora è portavoce del Comitato Convergenza per Società della Cura di Parma.

A poco più di un mese dalla riapertura delle scuole è proprio lei a illustrarmi la situazione.

Come avevamo pubblicamente denunciato fin dallo scorso mese di maggio, infatti, l’UST di Parma e successivamente l’USR Emilia Romagna avevano deciso di non autorizzare i percorsi di studio dedicati agli adulti a fronte di una grave mancanza di organici. Ciò avrebbe significato privare moltissime persone (solo a Parma si tratta di circa mille studenti) dell’opportunità di proseguire e completare gli studi e di ottenere un diploma valido in tutta la UE, con la prospettiva di migliorare la propria situazione lavorativa, acquisire competenze, appagare una passione o una vocazione rimasta inespressa. Si sarebbe trattato di una scelta gravissima, sia sul fronte del diritto allo studio, sia sul piano sociale, visto che i corsi serali sono e restano l’unica alternativa per chi decide di riprendere gli studi; una scelta particolarmente grave ed incomprensibile in un momento storico come questo, visto il grande numero di abbandoni scolastici al diurno e la crescente perdita di posti di lavoro, con il conseguente aumento di iscrizioni alle serali.

Riteniamo che il risultato ottenuto sia dipeso in gran parte dalla mobilitazione, a fianco dei sindacati, di tante associazioni, gruppi e comitati che si sono spesi per chiedere la tutela del diritto allo studio, spingendo i rappresentanti delle istituzioni comunali e regionali ad intervenire presso il governo e il MI ed ottenere che una decisione tanto inaccettabile e iniqua venisse annullata”

Partiamo dall’attualità, quella che vede la crisi di questo ambito scolastico. Quali sono i motivi e da quanto tempo soffrite la situazione?

Negli ultimi 15 anni i corsi serali sono stati progressivamente indeboliti, tanto che il biennio iniziale è stato progressivamente ridotto quasi ovunque ad un monoennio, non sono stati concessi nuovi indirizzi ed anzi nella Buona Scuola di Renzi si parlava di una radicale trasformazione dell’intera educazione degli adulti. Secondo quel progetto, tutti i corsi serali sarebbero dovuti passare in capo ai CPIA, i centri provinciali di istruzione per gli adulti da sempre dedicati solo all’insegnamento dell’italiano agli stranieri e al recupero della licenza media per studenti italiani o migranti sopra i 16 anni. Quell’ipotesi non si è mai realizzata anche per la ragionevole opposizione dei dirigenti scolastici e dei docenti, che hanno sottolineato come nella quasi totalità dei corsi serali i laboratori siano essenziali e sarebbe stato impensabile poterli raggruppare tutti in una stessa sede, impedendo di fatto una didattica adeguata ai diversi indirizzi. Ma da quel momento il clima è quello di una graduale ed inesorabile smobilitazione. Solo l’impegno e la consapevolezza della loro importanza da parte di tanti docenti ha salvato finora questi percorsi”

Nelle settimane scorse sono state stanziate delle risorse. Di cosa si tratta e vi saranno utili?

Si, sono state stanziate risorse, anche superiori a quanto ci si aspettava, e questa è stata una boccata d’ossigeno e la possibilità degli studenti di vedersi garantito il diritto allo studio. Qualcuno ancora teme che queste risorse siano certe solo fino al 31 dicembre; io credo che non ci debba essere dubbio che esse debbano coprire l’intero anno scolastico. In ogni caso, è urgente e necessario invertire la rotta: le risorse per i corsi serali vanno stanziate insieme a quelle per tutti gli altri percorsi scolastici e vanno garantite le classi – e le cattedre – negli organici di diritto, quelli stabili assegnati alle scuole all’inizio della primavera. Non è accettabile restare in sospeso fino a settembre per sapere se ci saranno o meno le risorse economiche e di organico per attivare i corsi. Gli studenti lavoratori hanno particolarmente bisogno di questo: frequentare la scuola alla sera è un grande sacrificio per chi lavora o ha impegni familiari diurni e la scelta di fare questo sacrificio va premiata con percorsi stabili e di qualità”

Rimanendo in argomento dati, su Parma ad esempio, territorio sul quale opera, quanti studenti in genere seguono i corsi serali?

“Da qualche anno è risultata evidente una inversione di tendenza rispetto all’iscrizione e alla frequenza dei serali, che è progressivamente aumentata: può darsi che negli ultimi due anni abbiano pesato i tanti abbandoni scolastici al diurno, dovuti a disagio psicologico oppure a difficoltà economiche, oppure il desiderio di acquisire nuove competenze più spendibili nel mondo del lavoro, essendosi trovati disoccupati o precari, resta il fatto che la popolazione dei serali è in continua crescita. Attualmente a Parma si parla di un migliaio di studenti”

Le scuole serali mi sembra non siano mai stati messe in evidenza nel tempo, rimangono sempre una sorta di optional, a latere di tutto il resto, sbaglio?

“E’ verissimo, non se ne parla mai, sono state relegate in un dimenticatoio che rende evidente quanto siano parole al vento tutti i buoni propositi di ottemperare alle indicazioni europee in merito al “long life learning”, l’apprendimento nel corso di tutta la vita che dovrebbe rientrare tra gli obiettivi dei paesi UE. E la cosa grave è che non esistono alternative, se non molto costose e spesso incompatibili con gli orari di chi deve conciliare i tempi di studio e formazione con impegni di altra natura”

Al contrario sono un bacino di potenziale ricchezza, sociale ed economica. E’ d’accordo?

“Sono assolutamente d’accordo. Le scuole serali sono un’occasione unica di crescita professionale, ma sono anche percorsi che consentono di padroneggiare con maggiore proprietà e consapevolezza la lingua italiana e di arricchirsi culturalmente in senso ampio. Le competenze acquisite in questi percorsi non si traducono soltanto in un arricchimento individuale, ma hanno una ricaduta economica sull’intera comunità, visto che i corsi attivati corrispondono di solito proprio ai profili professionali maggiormente richiesti sul mercato del lavoro. Aggiungo un ulteriore elemento non trascurabile: viviamo in una fase di grande incertezza, di disgregazione e conflitto sociale, di solitudine e disagio e andare insieme a scuola diventa un’opportunità unica di incontro fra persone che probabilmente non avrebbero altre possibilità di conoscersi, confrontarsi e condividere esperienze significative dal punto di vista sociale e relazionale. Molte sono donne, e questa è la loro unica occasione di costruire la propria indipendenza ed autonomia”

Chi frequenta, secondo la sua esperienza di lungo corso, le scuole serali e perché?

“Le scuole serali accolgono studenti che hanno abbandonato la scuola in età adolescenziale per le più svariate ragioni: mancanza di motivazione e di autostima, fasi di crisi e/o ribellione adolescenziale, disagio, difficoltà personali o economiche, bisogni familiari. Spesso sono persone che la scuola diurna non ha saputo a tempo debito adeguatamente coinvolgere e accogliere. In tanti altri casi sono adulti migranti, inseriti con bassi profili nel mercato del lavoro che si augurano di acquisire competenze professionali qualificate e in grado di garantire minore precarietà e maggiori soddisfazioni. Infine, ci sono tante persone che scelgono di tornare a scuola per realizzare un sogno, per coltivare una passione o realizzare una vocazione per tanti motivi diversi accantonata in gioventù e rimasta in sospeso”

Lei ha insegnato per molto tempo in questi contesti, qual è stata la sua esperienza?

“Appena entrata in ruolo, ho insegnato 7 anni nei corsi serali ed è stata per me un’esperienza straordinaria di crescita umana e professionale. Chi viene a scuola alla sera non intende perdere tempo e non ha altro obiettivo che imparare: è avida di sapere, curiosa, piena di domande. Non puoi barare, sei messo continuamente a nudo e alla prova; non puoi cavartela puntando sull’autorità: sei obbligato ad essere onesto con i tuoi studenti e con te stesso e questo ti permette di diventare autorevole. Se da un lato questo ti mette alla prova come insegnante e ti costringe ad essere disponibile e umile, dall’altro ti costringe a cercare tutte le strategie per trasmettere ciò che conosci e a valorizzare i saperi contemplando prospettive sempre diverse. Al serale il professore non è un nemico, ma un alleato per raggiungere un obiettivo”

Cosa le è rimasto nella mente, un’emozione, un pensiero, una riflessione, una persona o una situazione?

“Sono passati 30 anni da quando ho iniziato a insegnare, ero alle serali, prima a Lodi e poi a Parma. Sono stati anni fondamentali per la mia formazione umana e professionale. Ricordo perfettamente molti colleghi, una classe in particolare dell’ITIS Volta di Lodi con cui sono andata a teatro a Milano il sabato sera, dopo la scuola… alcuni di loro li sento ancora. Incontri meravigliosi, indimenticabili. E la soddisfazione di vederli diplomarsi: un’emozione fortissima”

La lascio libera di sostenere la sua ‘battaglia’. Dica o ‘ri dica’ perché è necessario mantenere inalterata l’istruzione serale

“Credo che il diritto allo studio debba essere garantito dallo Stato a tutti e tutte, in una scuola pubblica laica, pluralista, democratica e gratuita. Credo che lo Stato debba incentivare l’istruzione e la formazione continua e che debba garantire continuità didattica e qualità ai corsi serali.

In generale, è urgente investire strutturalmente sulla scuola: bisogna diminuire il numero di alunni per classe, stabilizzare il personale precario e programmare interventi consistenti di edilizia scolastica. Non è accettabile che vengano contrapposti diritti ad altri diritti, bisogni ad altri bisogni.

A Parma, come in diverse altre città della regione, gli organici di diritto assegnati erano inferiori alle esigenze e i dirigenti si sono ritrovati a dover scegliere se fare classi ingestibili da 30/32 studenti al diurno, oppure rinunciare alle classi serali. Ci sono corsi serali al Liceo artistico, all’ITIS, all’Alberghiero e in tre professionali, con indirizzi diversi, dove sono presenti anche un indirizzo tecnico per geometri e uno commerciale.

Sarebbe stata una perdita gravissima se non si fossero attivati questi corsi serali, sia per i tanti studenti che avrebbero dovuto interrompere il loro percorso a metà, con l’unica alternativa di dare il diploma come privatisti, con scuole e lezioni a pagamento, tra l’altro perdendo tutta la parte laboratoriale e tecnico-pratica.

Ora parte quest’anno scolastico, ce l’hanno fatto sospirare fino all’ultimo, visto che le lezioni sono iniziate con oltre 15 giorni di ritardo, ma sono certa che si concluderà senza sorprese. E’ indispensabile però continuare a chiedere attenzione per la scuola in generale e per i corsi serali in particolare, che sono indicativi del livello di civiltà di un Paese. Abbiamo la straordinaria occasione del PNRR per finanziare adeguatamente il nostro sistema pubblico di istruzione. E che non si parta dalle tecnologie, perché le priorità sono altre”